CRONACA

Al confine fra la macchina e l’uomo

Intervista a Yael Hanein, dell’Università di Tel Aviv

Ascolta l’intervista integrale di OggiScienza a Yael Hanein


NOTIZIE – Nel laboratori della Scuola di ingegneria elettrica dell’Università di Tel Aviv, il futuro remoto è già alle porte. Yael Hanein e il suo gruppo usano le nanotecnologie per creare delle interfacce fra la biologia e l’artificiale. L’ultima fatica di Hanein e colleghi è una metodologia con cui far crescere neuroni di retina di topo su un sustrato di nanotubi. Grazie a questa tecnica la scienziata spera che in futuro sia possibile mettere a punto delle retine hi-tech che proprio grazie ai “nanomateriali” saranno una sorta di ibrido fra biologico e meccanismi artificiali.

Nel laboratorio di Hanein si sviluppano anche “non proprio dei cervelli, ma delle piccole masse di neuroni,”  spiega la scienziata, che vengono fatti crescere su materiale “nano” e che servono per studiare come funziona il nostro sistema nervoso.

La sfida, continua Hanein, è l’alta interdisciplinarità che questo tipo di studi richiede. Non si tratta infatti più di far lavorare insieme un team composto da ingegneri, fisici, biologi, psicologi, ma di avere delle nuove figure di ricercatori che abbiano una formazione in campi anche molto distanti fra loro, per lavorare in questa che è probabilmente il futuro della ricerca sugli impianti prostetici che lavorano sul sistema nervoso.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.