CRONACAPOLITICA

Una “lista nera” per migliorare la ricerca

Un esperimento controverso cerca di cambiare la logica dei finanziamenti alla ricerca nel Regno Unito

NOTIZIE – Negli ultimi tempi stanno crescendo le pressioni verso il sistema scientifico del peer-review, metodologia che coinvolge sia il processo di pubblicazione dei lavori scientifici, che quello di assegnazione dei fondi per la ricerca. In questi giorni in Gran Bretagna l’esperimento dell’Engineering and Physical Sciences Research Council (EPSRC) sta sollevando un polverone, ricevendo (pochi) plausi e (molte) critiche. L’intervento promosso da David Delpy, direttore esecutivo dell’EPSRC, è radicale e coraggioso (forse anche provocatorio?): escludere dalla possibilità di richiedere fondi per la ricerca scienziati che negli anni precedenti abbiano presentato molte richieste senza successo. L’intento di Delpy è quello di innalzare la qualità (e il grado di innovazione) dei progetti finanziati.

La logica dietro a questa “lista nera” è piuttosto semplice. Soprattutto in questi tempi di crisi i ricercatori pur di avere dei finanziamenti tendono a sottomettere più progetti di ricerca agli enti che erogano le borse. Queste sottomissioni “a pioggia” hanno statisticamente la spiacevole conseguenza di aumentare il numero di progetti a breve termine, poco ambiziosi e poco innovativi. La regola dell’esclusione, secondo Delpy, dovrebbe portare una crescita della qualità, visto che gli scienziati a questo punto anziché puntare sulla quantità saranno costretti a migliorare la qualità. La regola, non c’è da stupirsi, è apparsa subito impopolare, soprattutto fra gli scienziati.

Non è ancora chiario quali saranno le conseguenze dell’introduzione delle limitazioni. In realtà alcuni cambiamenti recenti introdotti nel processo di peer-review dei progetti hanno già ridotto il numero medio di applicazioni. Qualcuno pensa che questa regola così dura potrebbe addirittura portare all’effetto contrario a quello desiderato e cioè di far diminuire ulteriormente il numero di progetti ambiziosi e innovativi. Un altro rischio è quello che l’ EPSRC diventi inviso alla propria comunità di scienziati, riducendo così il numero di persone disposte a fare da revisori. La preoccupazione maggiore è comunque rivolta verso gli scienziati più giovani, che temono di venire stigmatizzati in caso di rifiuto.

Quello dell’EPSRC resta comunque un tentativo coraggioso e anche l’unico in questo senso, per migliorare gli standard della ricerca anglosassone. Le altre agenzie che erogano finanziamenti per il momento restano a guardare.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.