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In difesa di BigOil

Fonte. Vecchia gallina fa buon brodo?

Ieri Davide Ludovisi era preoccupato per le emissioni di CO2 da “prodotti digitali e social networks” e Mauro C. commenta:

Se si unissero gli sforzi di tutti i paesi europei per lanciare un grande progetto sul fotovoltaico che preveda impianti in tutta l’Europa ed anche nel Sahara, il problema sarebbe risolto!! È ora di finirla con le multinazionali del petrolio!!

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Davvero un grande progetto in paesi altrui e noti per il malgoverno – a voler usare un eufemismo – è una soluzione saggia? Paragonata, per esempio, a quella adottata, negli Stati Uniti, da alcune multinazionali del petrolio?

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Nei pozzi in via di esaurimento, si pompa acqua e CO2 per far venire a galla il petrolio irraggiungibile altrimenti.  Persino Exxon Mobil che ostacola ogni tentativo di porre un limite alle emissioni, ha fatto una scoperta epocale (cliccare per credere): l’operazione le costa molto meno se, per esempio, negli “oil fields” maturi come quelli del Wyoming utilizza la CO2 catturata dalle emissioni prodotte da centrali a gas o a carbone, da industrie chimiche, da conversione del carbone in syngas. Oltretutto, si può iniettare nei pozzi solo CO2 e risparmiare acqua, come Denbury Resources in Texas.

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Se (un “se” importante)  i calcoli degli ingegneri sono corretti, ogni barile estratto in quel modo e usato come carburante produce 0,4 tonnellate di CO2 e ne sequestra 0,6.

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