AMBIENTE

Gli scienziati che vogliono cambiare l’uomo

Si chiama MAHB ed è una nuova iniziativa del famoso ecologo Paul Ehrlich per tentare di salvare il pianeta dal collasso. Obiettivo: puntare alla sostenibilità cambiando “in blocco” il comportamento umano.

CRONACA – Bere l’acqua del rubinetto, separare i rifiuti, comprare solo frutta e verdura di stagione e a chilometri zero… Chiunque si impegni in comportamenti sostenibili prima o poi arriva a chiedersi se le sue scelte aiutano davvero l’ambiente. Domanda difficile, ma una cosa è certa: lo aiuterebbero di più se fossero condivise, se a essere sostenibili non fossero solo le scelte di singoli individui ma quelli di interi gruppi di persone, sempre più vasti. Capire come trasformare un’azione individuale in un comportamento di gruppo è esattamente uno degli obiettivi del MAHB, Millennium Assesment of Human Behavior, un’iniziativa che chiama a raccolta scienziati ed esperti di scienze umane con l’ambizioso obiettivo di “cambiare il comportamento umano per evitare il collasso della civiltà globale” .

Il MAHB ( si legge “mob”) è l’ultima fatica dell’ecologo Paul Ehrlich, oggi presidente del Center for Conservation Biology di Stanford, ma già sulla ribalta mediatica 40 anni fa con il saggio bestseller The popolution bomb (1968), in cui denunciava il rischio di pesanti impatti ambientali se non si fossero prese le giuste misure per porre un freno alla sovrappopolazione mondiale. Ora, in un articolo pubblicato sulla rivista open access PLoS Biology, Ehrlich presenta le condizioni in cui è maturata l’idea della nuova iniziativa e i suoi obiettivi principali.

Secondo l’ecologo, il pianeta si trova di fronte a una situazione difficilissima, di cui i cambiamenti climatici, l’inquinamento, la perdita di biodiversità e, ancora, la sovrappopolazione, sono solo alcuni degli aspetti salienti. Le soluzioni per fronteggiare la situazione esistono, ma non vengono messe in atto. L’esempio classico è la riduzione dei gas serra: tutti dicono che bisognerebbe metterla in agenda, e il modo di farlo c’è ma – Copenhagen insegna – nei fatti poi si fa davvero pochino. Anche i consumi sfrenati tipici dei paesi sviluppati andrebbero frenati, ma quale governo avrà mai il coraggio di prendere misure che vadano davvero in questa direzione?

C’è un problema politico, dunque, ma anche un problema culturale perché, dice Ehrlich, “la comprensione pubblica dei fattori che portano a un deterioramento ambientale e, in generale, quella dei fenomeni naturali, è minima”. Ed ecco allora la duplice idea degli scienziati esperti di scienze naturali e sociali che hanno messo in piedi il Millennium Assesment of Human Behavior. Da un lato, ampliare il più possibile, a livello globale, la discussione su temi ambientali, esponendo il pubblico alla gamma completa di “scomode verità” su ambiente, popolazione, etica, disponibilità delle ricorse. Dall’altro, studiare come funzionano i meccanismi del comportamento umano, per trovare il modo di modificarlo. “Quello di cui abbiamo davvero bisogno oggi non sono tanto le scienze naturali, quanto una miglior comprensione del comportamento umano e di come alterlarlo per indirizzare Homo sapiens verso una società davvero sostenibile”, afferma l’ecologo.

Il progetto è agli inizi, si attendono sviluppi interessanti in futuro. Vi terremo aggiornati.

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance