AMBIENTE

Gli incredibili (ovvero: come l’eco-label favorisce la deforestazione)

EU ecolabel AMBIENTE – Che ci fa il fiore dell’Ecolabel, ovvero il simbolo europeo di qualità ecologica, su due marche di carta per fotocopiatrici (Golden Plus e Lucky Boss)? A rigor di logica sta a certificare la loro sostenibilità ambientale, sottolineandone lo sforzo mirato alla riduzione degli impatti ambientali più significativi, ovvero “le ripercussioni a livello di cambiamenti climatici, natura e biodiversità, consumo di energia e di risorse, produzione di rifiuti, emissioni in tutti i comparti ambientali, inquinamento dovuto ad effetti fisici e uso e rilascio di sostanze pericolose”. Tuttavia questa posizione appare molto meno coerente dopo il rapporto curato dal FERN (Forest and European Union Resources Network), un’organizzazione non governativa impegnata nella salvaguardia delle foreste e nella tutela dei diritti di chi le abita.

Il rapporto ha infatti rivelato che dietro ai suddetti prodotti c’è una società indonesiana, la Pindo Deli, di proprietà di Asia Pulp and Paper (APP) accusata di aver distrutto vaste aree della foreste pluviali indonesiane per “soddisfare” le sue cartiere di Sumatra. Non si tratta di una critica nuova per la APP, recentemente coinvolta in altri scandali sul problema legato alla deforestazione delle ultime foreste naturali di Sumatra e del Borneo.

Vista la gravità dei fatti, il FERN ha richiesto l’annullamento dell’ Ecolabel dalle marche sopra-descritte, sottolineando come il processo di certificazione sia risultato debole, non-trasparente e non adeguato ad assicurare reali processi ecocompatibili. Paradossalmente si tratta della stessa certificazione alla quale, secondo il sito web del label, i “consumatori possono credere sinceramente” perché, tra le altre cose, “garantisce che la carta deriva da processi di riciclo o di gestione sostenibile delle foreste”.

Ma come è potuto succedere? Le certificazioni vengano rilasciate di fatto da ‘autorità competenti’ nazionali, in questo caso la ANFOR (the Association Française de Normalisation), sulla base di ‘regole stringenti’ stabilite dalla Comunità Europea. Tuttavia Fred Pearce sul Guardian spiega come le suddette regole prevedono che “almeno il 10% delle fibre legnose provenga da una certificata gestione sostenibile delle foreste”. In altre parole fino al 90% non è necessario che lo sia…. La dimostrata incongruenza tra le finalità del marchio e le regole ad esso sottese riapre ora un dibattito a livello di Commissione Europea.

Si tratta di un nuovo duro colpo alla credibilità degli eco-labels, già precedentemente discussa riguardo prodotti ittici ed ecosistemi marini. Una volta compreso come queste certificazioni costituiscono da un lato un’importante leva di marketing per le aziende e dall’altro uno strumento fondamentale per la promozione del consumo responsabile, è facile intuire che si tratta di una questione focale.

Condividi su