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Storie di api II – Il wrrmmm

Quando vengono disturbate, le api africane aggrediscono. Quando le sentono arrivare  gli elefanti scuotono la testa, emettono un brontolio e  scappano. Lo aveva osservato Lucy King, una dottoranda in etologia insieme a un gruppo di colleghi, facendo ascoltare registrazioni di api furenti a 17 famiglie di pachidermi kenioti. Dopo 10 secondi erano scappate in otto, e dopo 80 secondi tutte meno una, facendo “wrrmmm”. Al fragore di una cascata invece, soltanto otto famiglie si erano spostate e senza fare “wrrmm”. (Paper su Current Biology, racconto sul sito dell’università di Oxford).La ricerca intendeva servire alle Ong africane che proteggono gli elefanti e aiutano anche gli agricoltori a tenerli lontani  dai frutteti. L’idea – poi realizzata – era di installare pochi alveari in cima a dei pali, con il doppio vantaggio fare da antifurto e di provvedere a un’impollinazione tempestiva. Purtroppo il sistema non è perfetto, alcuni elefanti capiscono che possono razziare i frutteti di notte, tanto le api stanno a casa.

Questa volta, scrive Lucy King et al. su PLoS One, per capire se ”wrrmm” significa   “Aiuto, arrivano le api!” o un generico “Via di corsa!” l’ha fatto ascoltare a dieci famiglie di elefanti, e sei sono scappate anche se non si sentiva volare un’ape (video). Invece una vocalizzazione generica, usata come controllo, ha avuto un effetto molto minore. Non che questo dimostri l’esistenza di un linguaggio comune, ma non esclude nemmeno che le altre quattro fossero straniere.

Nota per i filosofi di passaggio: ho presente Quine e il suo “problema della traduzione,  ma cerco di sintetizzare.

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