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Nuovi organi, mattoncino su mattoncino

Due ricercatori del Mit di Boston hanno messo a punto una tecnica innovativa – semplice, e stando ai primi risultati, molto efficace – per assemblare in vitro tessuti biologici 3D.

CRONACA – Chissà se da piccoli hanno davvero giocato con i Lego i due bioingegneri del Mit di Boston che hanno messo a punto un nuovo, intrigante, metodo per assemblare tessuti biologici in vitro, basato proprio su un meccanismo analogo a quello dei mitici “mattoncini” danesi. Quello che conta, comunque, è che ora la comunità scientifica ha a disposizione una marcia in più per superare uno dei limiti principali dell’ingegneria tissutale: la difficoltà di far crescere le cellule in strutture tridimensionali, e non solo su supporti piatti .

L’obiettivo a lungo termine è chiaro: ottenere in vitro organi e tessuti (per esempio cuore o vasi sanguigni) con cui sostituire quelli malati. Finora, i tentativi di successo in questo senso sono stati quelli effettuati con tessuti molto semplici come la pelle, la cartilagine e la vescica, sviluppati su impalcature biodegradabili. Niente da fare, invece, per tessuti con architetture più complesse. Ad aprire la strada anche in questa direzione, però, è il nuovo lavoro di Ali Khademhosseini e Javier  Fernandez, pubblicato pochi giorni fa sulla rivista Advanced Materials.

Ed ecco il metodo, che i due ricercatori hanno battezzato micromasonry (letteralmente micromuratura): si parte da singole cellule che vengono incapsulate in un polimero liquido (glicole polietilenico, PEG). Poi un “trucco”: se esposto alla luce, il polimero solidifica, per cui ogni singola cellula rimane avvolta in una sorta di cubetto gelatinoso stabile. A questo punto, le cellule vengono assemblate nella forma desiderata con il sostegno di un’impalcatura a base di silicone. Il tutto, infine, viene di nuovo rivestito con PEG liquido, poi convertito in forma gelatinosa in modo che la struttura “regga”.

In questo modo Khademhosseini e Fernandez sono riusciti ad assemblare tubicini che potrebbero funzionare come capillari: strutture fondamentali nella costruzione di organi sintetici, per portare il sangue ai tessuti in via di formazione. Grande vantaggio della tecnica, secondo gli ideatori, sarebbe la sua semplicità: “Può essere facilmente riprodotta in qualunque laboratorio”, hanno dichiarato.

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance