CRONACA

La nascita di un sistema solare dal vivo

Gli astronomi hanno osservato i processi che portano alla formazione dei sistemi solari, osservando 15 dischi protoplanetari a una risoluzione mai ottenuta prima.

NOTIZIE – Utilizzando le osservazioni dei telescopi Keck su Mauna Kea alle Hawaii e lo strumento ASTRA (ASTrometric and phase-Referenced Astronomy), gli astronomi dell’Università dell’Arizona hanno ottenuto la risoluzione sufficiente per osservare nei dettagli 15 dsichi protoplanetari nella nostra Galassia all’interno del quali si stanno formando delle stelle con eventuali pianeti e asteroidi intorno. Le difficoltà principali stanno nell’osservazione delle zone di confine tra il disco e la stella, nel distinguere la distribuzione della polvere e del gas della nebulosa, composto primcipalmente da idrogeno, e nel definire la struttura del disco.

Le stelle si formano in zone dove si addensano gas e polveri per azione della gravità. Inizialmente queste nebulose ruotano lentamente, man mano che la materia si addensa la velocità di rotazione cresce, il gas e le polveri si compattano e assumono una forma a disco.

All’interno del disco, la stella nascente ingloba il gas della nebulosa circostante in un processo chiamato di accrescimento, che aumenta appunto la massa del gas che formerà la stella. Solo quando la massa supera una certa soglia si possono innescare le reazioni termonucleari: è questo il momento della nascita della stella, quanto la massa di gas, prima scura e quasi invisibile, comincia a brillare di luce propria.

Con queste nuove osservazioni è stato possibile vedere bene come le stelle accrescono la loro massa assorbendo il gas della nebulosa in cui sono immerse: in alcuni casi il gas cadendo sulla stella produce dei lampi di luce, che indicherebbero come nel processo siano coinvolte energie molto elevate, in altri casi il gas viene spinto verso lo spazio insieme al materiale di accrescimento della stella.

Naturalmente i ricercatori hanno visto solo una frazione piccolissima di tutto il processo che complessivamente dura un tempo non compatibile con la vita umana. Per i 15 dischi protoplanetari osservati, infatti, ci vorranno ancora milioni di anni affinché i primi pianeti gassosi giganti, del tipo dei nostri Saturno e Giove, facciano la loro comparsa e ancora di più prima che si formino i pianeti rocciosi come la Terra. Dato però che le basi dei futuri sistemi si stanno costruendo adesso, gli astronomi hanno intenzione di verificare anche la presenza di molecole organiche: non è detto che uno di questi pianeti nascenti non possa, in un futuro per noi molto lontano, ospitare qualche forma di vita.

La ricerca sarà pubblicata sulla rivista  “Astrophysical Journal” e si può già oggi leggere sugli archivi di preprint.

Condividi su