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SOS rospi

CRONACA – Un fungo minaccia la biodiversità degli anfibi: ecco come un biologo spagnolo tenta di salvare le popolazioni colpite.

Attenzione principesse: presto potreste trovarvi senza rospi da baciare. Una malattia fungina, la chitridiomicosi, si sta diffondendo velocemente e mette in serio pericolo le popolazioni di anfibi gracidanti negli stagni del pianeta. Ma c’è chi si sta muovendo per trovare una soluzione, come il biologo spagnolo Jaime Bosch che, armato di guanti e secchiello, l’estate scorsa ha realizzato a Maiorca un esperimento estremo, raccontato pochi giorni fa su Nature dalla giornalista scientifica Naomi Lubick .

Segnalata per la prima volta in Europa nel 1997, nella riserva spagnola di Peñalara (in Italia la prima segnalazione è del 2001 sulle colline bolognesi), la chitridiomicosi è provocata dal Batrachochytrium dendrobatidis (Bd), un fungo che possiede spore mobili, le cosiddette zoospore: queste, quindi, si possono spostare nuotando e così raggiungono e attaccano la pelle cornea degli anfibi adulti, ricca in cheratina (la stessa proteina che forma le nostre  unghie e i capelli) di cui i funghi sono ghiotti. Anche i girini, pur non avendo la pelle coriacea, sono attaccati dalla malattia: il fungo infatti li colpisce intorno alla bocca, l’unica zona parzialmente cheratinizzata. In seguito all’attacco, il parassita provoca ferite e ulcere sempre più gravi, danneggiando i meccanismi di respirazione e regolazione del bilancio idrico, e portando infine al decesso dell’animale. La cura al momento sembra impossibile, per constrastare il fenomeno le si stanno provando davvero tutte.

Visto che non si può insegnare ai rospi a prendere le medicine, Jaime Bosch, biologo evoluzionista del Museo nazionale di storia naturale di Madrid, ha tentato un esperimento radicale: insieme a un’équipe composta da vari scienziati, ha prelevato più di 2.000 girini da un stagno sull’isola di Maiorca e li ha evacuati per sottoporli a una terapia. Per una settimana, 5 minuti al giorno, i girini sono stati immersi in un bagno con itraconazolo, un antimicotico. Dopo 7 mesi trascorsi in un acquario, sono stati riportati nello stagno originario, che nel frattempo era stato svuotato e lasciato seccare al sole cocente delle Baleari, nella speranza che il fungo scomparisse.

Al ritorno sull’isola, Bosch ha trovato degli adulti sani, ma ancora molti girini malati: eradicare la malattia non è stato possibile ma almeno è stata osservata una diminuzione degli individui affetti. Anche se il risultato non è quello sperato, questa tecnica è stata adottata in altre zone colpite dalla chitridiomicosi, perché sembra l’unica possibile.

Intanto, si cerca anche di capire il perché della rapida diffusione di questo fungo parassita: le ipotesi sono varie, dal riscaldamento globale a una particolare genetica di Bd, i cui geni potrebbero forse mutare velocemente come fa il virus dell’influenza umana, rendendo inutili le eventuali resistenze sviluppate dagli anfibi.

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