CRONACA

Scoperti gli organismi pluricellulari più antichi

Risalgono a 2,1 miliardi di anni fa gli organismi trovati nel Gabon in un ambiente che doveva essere ricco di ossigeno: sono i più antichi rappresentanti di forme di vita pluricellulari.

NOTIZIE – Si tratta di strutture con una forma frastagliata irregolare, che presentano delle linee radiali e raggiungono i 12 centimetri circa di grandezza e sono piuttosto piatti, non più di 1 centimetro. Sono formati da colonie di singole cellule capaci però di comunicare tra loro per mandare segnali e coordinare delle azioni, comportamenti normalmente legati alla vita pluricellulare. Per questo potrebbero essere considerati i più antichi organismi pluricellulari della Terra.

L’esistenza della vita complessa prima dei 1,6-1,1 miliardi di anni fa è un fatto molto controverso. Se si esclude la Grypania spiralis, una specie di batterio o colonia di batteri o forse un’alga a forma di tubicino di circa 1 centimetro che risale a 2 miliardi di anni fa, la vita pluricellulare non comincia a svilupparsi sul serio prima della cosiddetta esplosione del Cambriano, quando a partire da 1,5 miliardi di anni fa, sono emerse moltissime forme di vita differenti delle quali si hanno anche molte testimonianze fossili.

I fossili di queste strutture, ancora senza nome, sono stati trovati nel sud-est del Gabon, in una zona di sedimenti che si sono depositati sotto una colonna di acqua ricca di ossigeno. Questi nuovi organismi, così come la Grypania spiralis, sono comparsi dopo la Catastrofe dell’Ossigeno, avvenuta circa 2,45 miliardi di anni fa, quando l’atmosfera terrestre si modificò radicalmente arricchendosi di ossigeno e provocando un’estinzione di massa di tutti gli organismi primitivi anaerobici. La Catastrofe dell’Ossigeno si può forse considerare il primo caso di inquinamento terrestre ed è considerato l’evento che ha innescato l’evoluzione della vita nelle forme che poi oggi conosciamo. Il fatto che questi organismi complessi risalgano proprio a un periodo immediatamente successivo a questa catastrofe è perfettamente coerente con l’ipotesi che il cambiamento della composizione chimica dell’atmosfera, degli oceani e del clima terrestre abbiano favorito la nascita di forme di vita più articolate, che hanno sviluppato parti del corpo capaci di comunicare tra loro e specializzate in funzioni diverse.

La ricerca è stata pubblicata sul numero di oggi di Nature da un gruppo di ricercatori di varie provenienze, coordinati da Abderrazak El Albani, del Laboratorio HYDRAS dell’Università di Poitiers, in Francia.

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