CRONACA

Il meraviglioso affresco dell’Universo

Il cielo a microonde visto da Planck - Crediti: ESA, HFI & LFI consortia (2010)Presentati a Torino  i primi dati raccolti strumento LFI (Low Frequency Instrumento), a bordo del satellite Planck, a cui collaborano INAF, ASI e SISSA

NOTIZIE – Circa un anno fa avevamo seguito emozionati il lancio di Planck, il satellite che l’ESA ha mandato in orbita per raccogliere dati sull’infanzia del nostro Universo. Pochi giorni fa in occasione di ESOF (Euroscience Open Forum) a Torino gli scienziati responsabili del progetto hanno reso pubbliche le prime spettacolari immagini della radiazione di fondo dell’Universo e della Via Lattea.

La radiazione di fondo a microonde (CMB), o radiazione fossile, è l’immagine più antica che abbiamo dell’Universo e risale “appena” a 380mila anni dopo il Big Bang. Planck ha raccolto la radiazione in ogni direzione possibile, ricostruendone la mappa tridimensionale. La radiazione di fondo è però mescolata alla luce emessa dalle altre sorgenti nella Via Lattea, polvere, gas interstellare e dai corpi celesti della nostra galassia.

Gli scienziati però possono distinguere fra i contributi del fondo e quelli della nostra molto più vicina galassia. Questo lavoro è stato paragonato a quello dei restauratori quando da una tela  fanno emergere un quadro antico nascosto sotto a un dipinto più recente. Nel caso della mappa di Planck, la separazione delle due componenti—il fondo cosmico da una parte e le sorgenti galattiche dall’altra—è  affidata a complessi software di analisi ed elaborazione delle immagini, sviluppati dal team di Planck. grazie alla risoluzione elevata dello strumento che raccoglie la radiazione in ben nove canali a diverse lunghezze d’onda. L’ampio spettro di frequenze—dai 30 agli 857 GHz—permette di «sollevare il dipinto» più recente (il contributo galattico, preziosissimo per gli astrofisici) senza danneggiare quello sottostante (il fondo cosmico, sul quale i cosmologi non vedono l’ora di mettere le mani). Ottenendo così due «tele» indipendenti ed entrambe di valore inestimabile.

“La CMB, che riusciamo a intravedere dietro il velo di foschia della galassia, è la prima luce dell’Universo. Giunge a noi direttamente dalla sua infanzia, dopo aver viaggiato per circa 14 miliardi di anni. Le sue strutture granulari, le anisotropie, ci raccontano di una fase primordiale chiamata inflazione cosmica, che ebbe luogo una frazione di secondo dopo il Big Bang. Durante l’inflazione, il volume dell’Universo si è espanso improvvisamente di oltre 40 ordini di grandezza (dunque, non di 40 volte, bensì di un numero di volte inconcepibilmente grande: un 1 seguito da 40 zeri), “stirando” le fluttuazioni quantistiche e “traghettandole” dal regno microscopico a quello macroscopico. Quelle fluttuazioni sono esattamente ciò che vediamo nella mappa di Planck. La CMB, dunque, ci parla della fisica dei primissimi istanti dell’Universo, e di energie migliaia di miliardi di volte superiori a quelle che possono essere raggiunte dagli attuali acceleratori di particelle, come LHC. A innescare l’espansione inflazionistica è stata una “particella misteriosa”, l’inflaton: stando a numerose teorie, l’inflaton può essere collegata al meccanismo di Higgs e al relativo bosone, la cosiddetta “particella di Dio”, responsabile della creazione della materia così come la conosciamo. Credo che arrivare a esplorare i fondamenti della materia attraverso un esperimento di astrofisica, come sta facendo Planck, sia un risultato straordinario del pensiero umano,” così ha spiegato l’altro ieri durante l’incontro tenutosi nelle sale del Lingotto di Torino Reno Mandolesi, direttore dell’INAF-IASF Bologna e responsabile dello strumento LFI a bordo di Planck.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.