COSTUME E SOCIETÀ

Senza esercizi, il tacco a spillo è per sempre

COSTUME – Per chi si abitua a camminare su un tacco 12, passare a una scarpa rasoterra può diventare una sofferenza. Il motivo? Una vera e propria alterazione anatomica delle gambe.

Una cattiva notizia, ma anche una buona, per le appassionate delle scarpe alla Manolo Blanhik, con stiletti di altezza vertiginosa. La prima: stare troppo a lungo sui tacchi induce una vera e propria alterazione permanente dell’anatomia della gamba, con le fibre muscolari che si accorciano e il tendine d’Achille che si irrigidisce, rendendo doloroso il passaggio, per dire, a una ciabattina rasoterra. La seconda: non è necessario rinunciare all’appeal dello spillo. Per evitare che l’anatomia cambi per sempre bastano un po’ di stretching e un giusto mix di scarpe differenti: stasera tacco 12, ma domani ballerina .

Che i tacchi alti possano avere effetti duraturi sui muscoli delle gambe è sospettato in realtà da tempo; qualche  mese fa, però, Marco Narici e la sua équipe, dell’Istituto per la ricerca biomedica su movimento e salute della Manchester Metropolitan University hanno deciso di andare più a fondo nella questione. Così, hanno messo un annuncio sul giornale, chiamando a raccolta donne abituate a indossare regolarmente tacchi alti. Alla fine ne hanno selezionate 11, che per almeno due anni avevano indossato scarpe con tacchi di almeno 5 cm, almeno 5 volte alla settimana per un minimo di 2 ore; tutte, inoltre, trovavano doloroso o disagevole il passaggio a scarpe basse. Il gruppo di controllo, invece, era costituito da 9 donne “allergiche” a un uso prolungato dei tacchi.

Per prima cosa, i ricercatori – che ora riportano i loro risultati sul Journal of Experimental Biology – hanno misurato il volume dei muscoli dei polpacci delle partecipanti dei due gruppi tramite risonanza magnetica, senza trovare differenze significative. La conferma del sospetto dell’alterazione anatomica è invece arrivata con un’ecografia: le fibre muscolari delle amanti dei tacchi alti si sono rivelate in media il 13% più corte di quelle delle amanti delle scarpe basse. Visto questo risultato, Narici e colleghi si aspettavano che le donne del primo gruppo potessero esercitare una forza di rotazione del piede inferiore rispetto a quelle del secondo, ma l’analisi con un dinamometro ha rivelato che non è così. E non è così perché c’è un effetto di compensazione, dovuto a un irrigidimento notevole del tendine di Achille, quello che collega il muscolo del polpaccio al tallone.

La compensazione, però, ha un costo: quel fastidio che si prova quando, ormai abituate ai tacchi alti, si passa a quelli bassi. La ricetta per evitare il rischio è semplice: un po’ di stretching ogni giorno e soprattutto una giusta alternanza tra scarpe di tipo differente, in modo che il piede rimanga sempre allenato a compiere una maggior varietà di movimenti.

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance