AMBIENTE

Il Prozac che fa impazzire il mare

CRONACA – Un piccolo crostaceo marino cambia comportamento in presenza dell’antidepressivo fluoxetina; il rischio è che tutto l’ecosistema marino venga destabilizzato.

Uno studio britannico suggerisce che la flouxetina, il principio attivo del popolarissimo Prozac, giunta in mare attraverso gli scarichi fognari, potrebbe modificare l’ecosistema marino costiero, perché l’antidepressivo va a colpire proprio gli strati più bassi della piramide alimentare, modificando il comportamento di piccoli animali.

La ricerca, condotta da Alex T. Ford (University of Portsmouth’s Institute of Marine Sciences) e pubblicata su Acquatic Toxicology riguarda in particolare il comportamento del crostaceo anfipode Echinogammarus marinus, un gamberetto di circa un paio di centimetri.

E. marinus (secondo da sinistra) assieme ad altri organismi studiati in tossicologia acquatica

Questa specie era già nota per cambiare il suo comportamento quando infettata da parassiti appartenenti al Phylum Acanthocephala (vermi simili ai Cestodi, come le tenie), che incrementano il livello di serotonina libera nel cervello del crostaceo. Nell’esperimento condotto da Ford, i gamberetti sono stati sottoposti a quattro diverse concentrazioni di fluoxetina, e l’osservazione successiva mostra che il loro comportamento, in particolare per quanto riguarda la fototassi e la geotassi, ne è influenzato in maniera proporzionale: gli animali tendono a dirigersi verso le fonti luminose in maniera abnorme (fototassi positiva) e allo stesso tempo ad allontanarsi dal fondale (geotassi negativa), diventando così facili prede.

Le concentrazioni utilizzate nell’esperimento, comprese tra i 10 e 100 nanogrammi per litro, sono paragonabili ai livelli di flouxetina presenti in prossimità degli estuari in cui vanno a riversarsi gli scarichi fognari. Tenendo conto che è uno dei farmaci più prescritti, ora disponibile anche come medicinale equivalente, l’opinione dei ricercatori è che questo possa destabilizzare l’ecosistema marino.

In commercio dal 1987, la fluoxetina inibisce il riassorbimento della serotonina all’interno delle cellule, permettendo che questa possa agire a livello delle sinapsi. A livello neurologico, la serotonina è legata alle sensazioni di piacere e di benessere. Ma la fluoxetina non è assorbita tutta dall’organismo, e una porzione riesce a raggiungere il mare senza degradarsi, mantenendo quindi intatte le sue proprietà.

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Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo abitualmente sull’Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza e collaboro con Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione. Ho scritto col pilota di rover marziani Paolo Bellutta il libro di divulgazione "Autisti marziani" (Zanichelli, 2014). Su twitter sono @Radioprozac