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C’è bisogno di voi

Se chiude la stazione sperimentale di Pavlovsk verrà distrutto un immenso patrimonio di biodiversità europea. In attesa che i ministri dell’agricoltura rientrino dalle  ferie e intervengano presso il governo russo, si può firmare una petizione indirizzata al presidente Medvedev

E’ una storia bella e triste, ma non deve finire così.

Nel 1926 il genetista Nikolai Vavilov aveva cominciato a raccogliere una delle più grandi collezioni  di piante alimentari che ci sia al mondo. Esiste tuttora perché nell’istituto di San Pietroburgo che oggi ne porta il nome, durante i 900 giorni dell’assedio dell’allora Leningrado i curatori hanno patito la fame, e dodici ne sono morti, pur di mantenerla integra. Vavilov non poteva più far nulla: denunciato come “darwinista” e “feccia borghese” dall’agronomo Lysenko, l’anti-evoluzionista protetto da Stalin, era stato incarcerato nel 1940 ed era morto di stenti nel gennaio 1943.

Dell’istituto fa parte la stazione sperimentale di Pavlovsk, 90 ettari dove crescono cinquemila varietà selvatiche di frutta e di bacche raccolte in tutta Europa e ormai estinte in natura. Il 90% esiste solo lì e forse per poche settimane ancora. Ai primi di agosto, nonostante gli incendi, una corte d’arbitraggio s’è riunita a Mosca e ne ha assegnato i terreni  “sotto-sfruttati” al Fondo federale per lo sviluppo edilizio. Il 23 settembre i primi 45 ettari saranno messi all’asta tra promotori immobiliari.

Il 13 agosto il Global Crop Diversity Trust, che nel “caveau del millennio” conserva anche le sementi ricevute dal Vavilov, ha ottenuto dal presidente Medvedev una promessa di ripensarci. Se la ricorderà? Abbiamo motivo di dubitarne, la decisione arbitrale – presa nell’emergenza mentre altre più urgenti erano rimandate – favorisce alcuni amici del primo ministro Putin. Perciò servono molte altre firme sotto la petizione del Trust. E si può usare twitter per dire al presidente Save the Pavlovsk Station.

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