Uncategorized

Piccioni con il pallino dell’arte

I piccioni distinguono non solo un Picasso da un Monet, ma anche un buon disegno da uno scarabocchio. Lo dicono i ricercatori della Keio University.

ARTE, MUSICA & SPETTACOLI – Nel 1984 Porter e Neuringer riportarono nel testo di una loro ricerca che i piccioni sono in grado di imparare a distinguere tra le note di Bach e quelle di Mozart, se debitamente stimolati. Prendendo spunto da quella ricerca, 11 anni dopo, Shigeru Watanabe, Junko Sakamoto e Masumi Wakita della Keio University hanno pensato di provare a vedere se i piccioni avevano buoni occhi oltre che buone orecchie; in effetti era già noto all’epoca che gli uccelli hanno capacità visive molto simili a quelle umane, ma così buone da poter distinguere un artista da un altro? I tre ricercatori hanno messo alla prova un gruppo di piccioni e hanno insegnato loro a distinguere tra un Monet e un Picasso. Niente di più facile per un adulto di uomo, ma provate a proporre la questione ai vostri figli sotto i dieci anni: è molto probabile che i piccioni risultino vincenti in questa sfida. Infatti, nella ricerca condotta nel ’95 dai tre scienziati gli uccelli riuscirono a discernere tra i due artisti, a meno che i dipinti non venissero capovolti. In quel caso i piccioni continuavano a riconoscere Picasso, ma non Monet. La spiegazione di questa apparente stranezza stava probabilmente nel fatto che nel dipinto impressionista gli uccelli potevano riconoscere una rappresentazione del mondo reale, che capovolto non aveva più senso, mentre non riuscivano a riconoscere nulla di reale nei cubisti. Dritti o storti, insomma, i quadri di Picasso sembravano uguali agli occhi dei piccioni.

Watanabe, però, non si è fermato ai grandi artisti ed ha voluto scoprire se i piccioni avevano anche buon gusto oppure no e li ha messi di nuovo alla prova nel 2009, insegnando loro a discriminare tra buoni e brutti disegni fatti dai bambini.

Il risultato dell’esperimento è stato ancora una volta a favore dei piccioni che hanno imparato dagli stimoli dati dagli sperimentatori e al momento opportuno hanno saputo fare la scelta giusta anche quando venivano ridotte le dimensioni delle immagini e sapevano addirittura riconoscere la tecnica utilizzata dai giovani artisti, scegliendo tra acquerelli e tempere. Qualche problemino lo hanno mostrato nel momento in cui è stata loro proposta solo una porzione di foglio, un disegno in scala di grigio o modificato con l’applicazione di un effetto mosaico che ne interrompeva la frequenza spaziale.

Condividi su
Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.