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Ri-rotta la mazza da hockey

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Su un prossimo numero degli Annals  of Applied Statistics, Blakeley McShane della scuola di marketing della NorthWestern University e Andrew Wyner, docente di management all’università della Pennsylvania, invalideranno la celebre curva, nella versione aggiornata da Michael Mann et al. nel 2008.

Dopo una lunga introduzione sulle malefatte degli scienziati dimostrate con citazioni del Wall Street Journal, i due autori scartano varie tecniche statistiche a loro avviso insoddisfacenti e alle fine infilano le “proxy” (le serie di dati che i paleoclimatologi estraggono da circa un secolo da rocce, ghiacci, sedimenti,  stalagmiti, alberi ecc.) in un modello bayesiano. Ne paragonano gli esiti con quelli della tecnica detta Lasso, proxy generate a caso, rumore di fondo. Il tutto riproduce all’incirca la curva di Mann et al., e dà il riscaldamento globale in corso come probabile all’80%. Purtroppo cancella il periodo caldo medievale caro ai militanti del partito”più CO2 fa solo bene”, ha margini d’errore colossali e la temperatura cala dagli anni ’70. Incoraggiati da questo successo, concludono

I dati disponibili sono debolmente predittivi della temperatura annua globale. Gli scienziati del clima hanno molto sottostimato l’incertezza delle ricostruzioni basate sui dati “proxy” e quindi hanno avuto una fiducia eccessiva nei propri modelli. La variabilità climatica naturale non è ben capita ed è probabilmente molto grande. Non è chiaro se le proxy usate attualmente per prevedere le temperature siano predittive sulla scala di alcuni decenni per non parlare di molti secoli.

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Alcuni esperti cercano di non ridere. La custode inesperta non ce l’ha fatta, le sono saltati all’occhio tanti strafalcioni che le è colato il rimmel da entrambi, consiglia alle lettrici ed eventualmente ai lettori di toglierselo prima di aprire il pdf. L’altro consiglio è di tener conto dei fatti. Per esempio le proxy non sono usate per prevedere alcunché; una temperatura annuale non serve a calcolare la tendenza di anomalie, al massimo indica variazioni ricorrenti tipo estate inverno,  i modelli  e la loro affidabilità si basano sulla fisica. Quanto all’incertezza e alla variabilità naturale, sono due fatti senza i quali non esisterebbe la ricerca scientifica, men che meno in management e marketing. Conclusione della custode: gli autori hanno scoperto che a Genova c’è il mare, e non sanno nuotare.

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