CRONACA

E luce fu: le nuove frontiere della chirurgia anti-cancro

La biofotonica contro i tumori

NOTIZIE – Fantascienza. Leggendo i risultati della ricerca di Dmitri Lapotko e colleghi vengono in mente immagini da “viaggio allucinante”. E come non pensare al dottor McCoy in Star Trek, che cura malattie che nel mondo reale richiederebbero la chirurgia,  senza mai “aprire” il paziente, semplicemente passandogli un aggeggio sulla pancia? La terapia anticancro sviluppata da Lapotko sembra promettere proprio questo: l’ablazione meccanica delle neoplasie senza l’intervento del bisturi ma, ancora più importante, senza l’uso chemo o radioterapia.

Lapotko non è un medico, ma un fisico, e la sua tecnica ne denuncia (si fa per dire) la formazione. La metodologia è a dir poco ingegnosa: delle nanobolle plasmoniche (che si generano intorno a nanoparticelle di oro, grazie a un impulso laser) individuano e distruggono le cellule cancerogene, lasciando le altre intatte. Lapotko ha sperimentato la tecnica su pesci zebra a cui erano stati impiantate delle cellule cancerose umane. Le nanoparticelle di oro (“segnate” con degli anticorpi) vengono dirette verso le cellule cancerose. Un breve impulso laser riscalda la superficie delle nano particelle facendo così evaporare un piccolissimo volume di liquido circostante e formando piccolissime bolle di vapore che si espandono e  esplodono in una frazione di secondo. Questo primo evento lascia le cellule intatte ma genera una forte diffusione (scattering) ottica, abbastanza brillante da individuare una singola cellula cancerosa. Un secondo impulso laser, più forte del primo va allora a creare nano bolle più grandi delle precedenti che fanno esplodere le cellule target, lasciando tutte le altre vicine intatte (e la diffusione ottica provocata da questo secondo evento conferma l’avvenuta distruzione)

La biofotonica, di cui la tecnica di Lapotko fa parte, è un’area d’avanguardia in medicina (ne avevamo già parlato tempo fa), un orizzonte davvero promettente nel trattamento dei tumori, soprattutto nella direzione di una riduzione degli spiacevoli effetti secondari di altri tipo di trattamento come la chemioterapia, o la chirurgia praticata con tecniche tradizionali. La terapia di Lapotko, se venisse in futuro confermata  e consolidata da altre ricerche (per ora gli studi sono davvero a uno stadio precocissimo e lontanissimi da un’applicazione sugli esseri umani) è sorprendente, soprattutto perché può essere sintonizzata in maniera molto precisa sulle diverse situazioni (e le diverse cellule cancerose).

Grazie alle nanobolle si potrebbero combinare in una frazione di secondo l’individuazione e la distruzione delle cellule cancerose (e confermare il risultato del trattamento). Il tutto lasciando vivi, vegeti e sani tutti gli altri tessuti, a differenza della chemioterapia, che fa piazza pulita un po’ di tutto. “Non è una particella che uccide il cancro, ma un breve evento transitorio,” ha spiegato lo scienziato. “Noi stiamo convertendo l’energia della luce in energia meccanica.” Non resta che augurargli tanto successo.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.