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Visibility, la app che misura la qualità dell’aria

AMBIENTE – Nel segno della Citizen Science, ora anche i possessori di smartphone possono fare la loro parte.

Una nuova app sviluppata dai ricercatori della Viterbi School of Engineering (University of Southern California) per il sistema operativo Android, permette di contribuire a monitorare l’inquinamento da polveri sottili (dai PM10 in giù).

Tutto grazie alle fotocamere, agli accelerometri, e ai dispositivi GPS, ormai accessori obbligati per ogni nuovo cellulare.

Il modo più immediato per estrapolare dati sugli aerosol atmosferici, di origine antropica o meno, è attraverso la misura delle variazioni di visibilità dell’aria, così l’utente, attraverso la app, non deve fare altro che scattare una foto del cielo in una giornata serena e poi selezionare all’interno della foto un’area dove appaia solo il cielo, cioè senza altri elementi del panorama: a questo punto, entra in gioco il software che provvede a taggare l’immagine con le informazioni disponibili in base agli optional dello smartphone.

Il dati GPS, invece di essere usati dal navigatore come avviene di solito, danno le coordinate geografiche del punto da cui è stata scattata la foto; l’accelerometro, che in genere fa sì che ciò che è visualizzato sul display di adatti a seconda di come è manipolato il dispositivo, ne indica l’inclinazione al momento dello scatto; se presente, i dati della bussola raffinano ulteriormente le informazioni sulla posizione dello strumento: tutto questo, oltre alle informazioni sulla data e sull’ora è spedito via Internet (in forma totalmente anonima) ai server per essere elaborati e integrati, in particolare l’informazione voluta si ricaverà dal confronto di questi dati con dei modelli usati in meteorologia e negli studi sull’energia solare, come quello di Perez, in base al quale è possibile prevedere la luminanza attesa in base alla posizione, in condizioni ottimali di visibilità (dettagli tecnici più approfonditi a questo documento).

Attualmente, il sistema è ancora in fase di test e nonostante stia già dando buoni riscontri, è chiaro che quante più persone vorranno partecipare, tanto più le correzioni potranno essere puntuali, ed è quello che sperano i ricercatori, che al momento portano avanti il progetto limitandosi solo all’area di Los Angeles.

La app è disponibile per il download a questa pagina.

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Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo abitualmente sull’Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza e collaboro con Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione. Ho scritto col pilota di rover marziani Paolo Bellutta il libro di divulgazione "Autisti marziani" (Zanichelli, 2014). Su twitter sono @Radioprozac