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Natura blasfema

Un antico rituale religioso in Messico ha guidato l’evoluzione di un pesce, Poecilia mexicana

CRONACA – Da secoli, per assicurarsi piogge abbondanti per le colture, gli indigeni Zoque nel periodo pasquale si spingono nel profondo della grotta sulfurea Cueva de Villa Luz per implorare le loro divinità sotterranee. Loro malgrado, i pesciolini che hanno colonizzato le sorgenti di queste grotte sono per qualche motivo ritenuti un dono degli dei, e pertanto il rituale primaverile prevede che nell’acqua sia gettata una poltiglia di radici di Barbasco (Lonchocarpus sp., Fabaceae), contenente rotenone (C23H22O6), una tossina che inibisce nei pesci la respirazione cellulare, permettendo quindi agli Zoque di raccogliere comodamente i “doni” con canestri di vimini e di conservarli come fonte di proteine

Le divinità Zoque non avevano però calcolato, a quanto risulta da uno studio pubblicato su Biology Letters (disponibile integralmente a questo link), che il ripetersi del rituale avrebbe fatto evolvere nelle popolazioni di P. mexicana sottoposte al pio trattamento (sopravvissuto alla fusione tra i culti precolombiani autoctoni e il cattolicesimo importato e imposto dai Conquistadores), una forma di resistenza al rotenone.

La specie, da decenni conosciuta anche in acquariofilia, era già da tempo oggetto di studio del Dr. Michael Toble (Oklahoma State University) e del Professor Gil Rosenthal (Texas A&M University) per la sua capacità di sopravvivere a elevate concentrazioni di zolfo nell’acqua, quando questi vennero a conoscenza del rituale e vi assistettero di persona nel 2007.

Decisero allora di indagare se il rituale aveva modificato in qualche modo le popolazioni di P. mexicana della grotta.

A Marzo 2010 l’esperimento venne effettuato campionando esemplari da quattro siti distinti: due a valle del punto in cui da secoli si butta il barbasco che poi la corrente distribuisce nei meandri della grotta, e due a monte.

Una volta stabulati, i quattro gruppi sono stati sottoposti a concentrazioni via via crescenti di rotenone (ricavato anch’esso da radici di barbasco dello stesso ceppo di quelle usate nella cerimonia) e i dati raccolti sono stati inequivocabili: nei luoghi del cerimoniale i pesci sono significativamente più resistenti al rotenone di quanto non lo siano quelli mai sottoposti prima (presumibilmente) alla tossina.

In particolare, la resistenza permette loro di nuotare il 50% di tempo in più prima di perdere i sensi.

Che attività umane prolungate possano influire sull’evoluzione non è affatto una novità, a partire dalla celebre farfalla Biston betularia, ma in questo caso l’adattamento non è in risposta a una modifica ambientale causata dalla tecnica, come possono essere appunto le rivoluzioni industriali o agricole, ma una conseguenza di un rituale culturalmente radicato e che agisce su scala relativamente ridotta.

Carl Sagan aveva speculato di un processo simile a proposito del granchio Heikea japonica: in una puntata della celebre serie Cosmos suggeriva che questa specie, il cui guscio ricorda da vicino la maschera di un guerriero samurai, avesse evoluto questa caratteristica in base a un meccanismo di selezione artificiale, involontaria, da parte dei pescatori. Il meccanismo era il seguente: a un certo punto nella storia della specie, i pescatori iniziarono a rigettare in mare quei granchi che, per caso, avevano un carapace che ricordava loro un volto umano, credendo che si trattasse di reincarnazioni di guerrieri caduti. Nei secoli questa pratica avrebbe portato a una specie di granchi in cui tutti gli esemplari portavano la caratteristica “faccia”.

Il biologo Richard Dawkins, nel suo ultimo best-seller Il più grande spettacolo della terra (Mondadori, 2010) ha riassunto i motivi per cui Carl Sagan, e prima di lui Julian Huxley, si sbagliava (probabilmente la spiegazione è un miscela di pareidolia e casualità nella disposizione degli innesti muscolari nel carapace), ma gli Zoque e il loro pesce provano che, in fondo, aveva visto giusto.

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Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo abitualmente sull’Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza e collaboro con Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione. Ho scritto col pilota di rover marziani Paolo Bellutta il libro di divulgazione "Autisti marziani" (Zanichelli, 2014). Su twitter sono @Radioprozac