CRONACA

Mamma, sei sveglia?

Le mamme lavoratrici si alzano più spesso la notte dei papà lavoratori e questo ha pesanti ripercussioni su salute, benessere e lavoro

NOTIZIE – Carta canta: mamme lavoratrici, da adesso quando ci lamentiamo di essere le uniche ad alzarci la notte per i bisogni dei figli possiamo anche esibire prove scientifiche, con tanto di peer-review. Uno studio dell’Università del Michigan dimostra una volta per tutte che diciamo la verità: non solo le donne lavoratrici si alzano più spesso dei maschi lavoratori per curarsi degli altri (figli e a volte lo stesso partner), ma le loro interruzioni del sonno durano in media di più, 44 minuti contro 30.

“Lo sforzo di alzarsi la notte interrompendo il riposo è sostenuto in maniera sproporzionata dalle donne” spiega Sarah Burgard, sociologa fra gli autori della ricerca pubblicata sul giornale Social Forces. “Questo carico non solo può avere un effetto sul benessere e sulla salute delle donne, può anche contribuire a peggiorare la già marcata disparità di genere nelle carriere e negli stipendi.”

Burgard ha analizzato i diari giornalieri di circa 20.000 genitori lavoratori (fra il 2003 e il 2007), presi dall’American Time Use Survey compilato dall’anagrafe americana.

Il gap si è dimostrato maggiore durante la cura del primo figlio e nella fascia d’età dei genitori compresa tra i venti e i trent’anni.

Nel complesso nelle coppie in cui entrambi i genitori lavorano, il 32 % delle donne riporta interruzioni del sonno, contro solo l’11 % dei maschi. Naturalmente la percentuale di individui che segnalano interruzioni del sonno diminuisce con l’avanzare dell’età dei figli (10% di donne e 2% di uomini con bambini di ½ anni, e solo 3% di donne e 1% di uomini con figli di 3/5 anni).

Tenendo sotto controllo, statisticamente, variabili come lo status sociale e culturale il gap fra i generi rimane invariato. Anche nelle coppie in cui l’unico lavoratore è la donna sono comunque queste a svegliarsi più frequentemente la notte (28% contro il 4%  di uomini che si alzano la notte pur essendo gli unici lavoratori in famiglia).

Secondo lo studio di Burgard in media le donne dormono un pochino di più dei maschi, nel complesso. Ma i 15 minuti addizionali di sonno delle donne non compensano certo i frequenti risvegli notturni. “Le donne affrontano una frammentazione e una peggiore qualità del sonno in un momento cruciale della loro carriera professionale,” ha spiegato Burgard. “I primi anni di cura della prole infatti sono anche quelli in cui si stabiliscono le ‘traiettorie’ dello stipendio, e le opportunità di avanzamento professionale potrebbero andare perse se le donne riducono gli orari di lavoro pagato o se vedono la propria efficienza sul lavoro ridursi drasticamente per la stanchezza.”

I risultati possono fornire indicazioni di intervento da parte del sistema sanitario (che può aiutare a trovare comportamenti e routine notturne più sane), ma la cosa migliore in questi casi è il dialogo e la negoziazione fra i partner.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.