CRONACA

Chi cambierà il giornalismo (e come)?

Intervista a Luca De Biase, direttore di NOVA24, intervenuto oggi a MAPPE, il IX convegno nazionale di comunicazione della Scienza

Ascolta l’intervista integrale a Luca De Biase

NOTIZIE – Il giornalismo cambia, i giornalisti anche. Luca De Biase, direttore di NOVA 24 (l’inserto di scienza, innovazione e tecnologia del SOLE 24 ore) stamattina è intervenuto al workshop su “giornalismo scientifico e potere” nell’ambito di MAPPE (dal 23 al 27 novembre alla SISSA di Trieste), il IX convegno nazionale di comunicazione della Scienza. Il giornalista ha tracciato un quadro su come negli ultimi anni sta evolvendo la pratica del giornalismo (quello scientifico e non solo). Di principio niente di particolarmente nuovo, nel senso come è già stato detto un bel po’ di tempo fa al cambiare della tecnologia cambia anche il modo di fare comunicazione.

La novità ovviamente non è più internet (anche se in un paese lento all’innovazione come il nostro sembra di sì) ma soprattutto la diffusione dei nuovi supporti che permettono di usare internet (e-reader, tablet, smartphone…). Questa tecnologia sta aprendo nuovi scenari per quanto riguarda la scrittura e più in generale il modo in cui vengono offerte le informazioni in rete.

“I nuovi supporti stanno modificando il modo di usare internet,” ha spiegato De Biase. “Si sta passando dall’economia del click (una scrittura che esorta a cliccare e navigare in molte pagine) a un nuovo ambiente focalizzato sulla lettura.” Questo apre nuove prospettive per il giornalismo in internet, nuovi modi di scrivere. “Su ‘La vita Nòva’, la versione di Nova24 specifica per iPad, abbiamo proposto tre esperimenti di scrittura chiedendo un feedback dai lettori. Per esempio abbiamo proposto una lettura sequenziale, parola per parola, molto adatta a schermi molto piccoli.” Il cambiamento che devono affrontare i giornalisti comunque, continua De Biase non è solo nei linguaggi ma anche nel modo di raccogliere le informazioni. Serve un’epistemologia della ricerca dell’informazione, una metodologia: sperimentazione, verifica, documentazione, una vera propria nuova forma di cultura giornalistica.

Ed è proprio qui che nasce l’annosa domanda. Chi diavolo in Italia sarà incaricato di compiere tutta questa innovazione? I giovani ovviamente, che hanno gli strumenti culturali e tecnici (nonché la necessaria duttilità). Già, ma in Italia i giovani sono proprio quelli che non riescono a  fare i giornalisti. Lo scenario professionale per i giornalisti (giovani) nel nostro paese oggi è drammatico, condannati a qualcosa che più che a un precariato assomiglia a un ricatto o a una forma di oppressione, non c’è quasi nessuno che possa vivere di questo mestiere. In genere il giovane giornalista fa un qualche mestiere d’appoggio per poter sopravvivere e poi, nei ritagli di tempo, fa anche informazione – e intanto una minoranza privilegiata (fatta di giornalisti della vecchia guardia) si tiene stretta i suoi privilegi.

Coloro che saprebbero operare il cambiamento non hanno nessun modo di farlo, e coloro che sarebbero nelle condizioni di farlo (per sicurezza economica, stabilità professionale e potere) non sanno farlo perché ormai troppo vecchi e abituati a un giornalismo “tradizionale”.  “Questa è la grande ‘sofferenza’. Non voglio rispondere con parole di ottimismo che non siano precedute dalla sofferenza per questa situazione. La precarietà non è una parola che definisce un tipo di contratto, ma uno stato d’animo. Questo è inaccettabile e deve finire in un modo o in un altro.”

“Il lato costruttivo è che il bisogno di informazione fatta bene è sempre più grande. Allora fra l’offerta potenziale di questi giovani, queste persone che possono innovare,  e questa domanda che non trova risposta è li che io devo pensare che ci sia la soluzione. E sono convinto che ci sia. E ci sarà anche se probabilmente in forme  molto meno tranquillizzanti di prima. Ma prima erano talmente tranquillizzanti che ci portavano a essere ingessati.”

 

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.