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Razziato il mare

Nonostante un numero speciale delle Philosophical Transactions B. sulle estinzioni delle specie marine e un’inchiesta sulla pesca abusiva dei tonni più pregiati, i 35 paesi che dovrebbero “conservarli” hanno scelto di temporeggiare.

Scritto insieme a Marta Picciulin

La rivista della Royal Society è per abbonati, ma l’introduzione rende l’idea. Il ritmo delle estinzioni accelera e Jeremy Jackson che dirige il Centro per la biodiversità marina della Scripps Institution (video), è stupito dalla velocità alla quale gli oceani sono stati depredati:

l’estinzione di massa in corso, causata dal sovrasfruttamento delle risorse naturali, deve preoccuparci. Mai prima di ora una singola specie, la nostra, ha portato a cambiamenti così profondi… Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi! (citazione del Gattopardo in italiano nel testo).

Un’estinzione annunciata è quella del tonno pinna blu, e il Center for Public Integrity ha pubblicato Looting the Seas, un’inchiesta che documenta gli abusi commessi pur di pescarli finché ce n’è ancora. La Commissione internazionale per la protezione del tonno atlantico (ICCAT), riunita in seduta “speciale” dal 17 al 27 novembre a Parigi e i cui 35 paesi membri devono regolamentarne la pesca, non ne ha tenuto conto. Sostiene che ora i controlli sono più rigorosi, la razzia è diminuita e le specie a rischio si riprenderanno. Forse, ma Looting the Seas e in particolare il capitolo sul Mediterraneo insegna a diffidare delle dichiarazioni ufficiali.

Paradossi

Poco preoccupata, l’ICCAT ha deciso che per il 2011 nell’Atlantico orientale e nel Mediterraneo si potranno pescare 12.900 tonnellate di tonno pinna blu, appena 600 tonnellate in meno di quest’anno;  e nell’Atlantico occidentale, 1.750 tonnellate invece di 1.800.  Non ha tenuto conto del 30-40% pescato di frodo per un mercato nero stimato attorno a 4 miliardi di dollari all’anno, e dell’invenduto delle precedenti stagioni: circa 10.200 tonnellate di tonni vivi e tenuti in gabbie nel Mediterraneo all’inizio del 2010. Se non c’è mercato, perché stabilire quote così elevate? Come le giustificano i ‘portatori di interessi’ che protestano per un taglio del 4,4% soltanto, come in Sardegna?

Nel Pacifico intanto

La Western and Central Pacific Fisheries Commission che si riunisce a Honolulu dal 6 al 10 dicembre forse dimezzerà le quote come chiede il governo degli Stati Uniti e ricercatori come Steve Palumbi, il genetista delle popolazioni marine all’università di Stanford. Fondatore della band Sogliola Sostenibile (sic), è l’autore e interprete della canzone The Last Fish Left cui consigliamo l’ascolto ai soli amanti del folk-rock.

Foto: Tonnara, Sardegna circa 1940, collezione di Piero Addis, università di Cagliari, da A fish blog

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