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Sfondare il muro del tempo

FUTURO – Non solo Roger Penrose è un fisico matematico spesso geniale, è anche simpatico. Poche persone arrivano da Londra a Boston per una conferenza di due giorni e non fanno una piega sebbene il vicino d’aereo abbia rotto sul loro bagaglio a mano non 1 ma 2 bottiglie di vino rosso, lasciandoli con una sola camicia stropicciata.

Nel suo ultimo libro, Cycles of Time (in traduzione da Rizzoli come Dal Big Bang all’eternità) Penrose espone una “cosmologia ciclica conformale” (*), una teoria in cui l’universo finisce in un cozzare di buchi neri che ormai hanno divorato ogni materia. Dallo scontro rinasce senza dimensioni e perfettamente uniforme, ma quando si espande conserva tracce degli scontri tra buchi neri, delle onde gravitazionali che formano increspature sferiche nello spazio-tempo. Il mese scorso, insieme a Vahe Gurzadyan, Penrose ha pubblicato la scoperta di cerchi concentrici in dodici “luoghi” della mappa della radiazione cosmica di fondo, sia quella WMAP che quella a grana più grossa di BOOMeranG. Quella radiazione risale a 300 mila anni dopo il Big Bang ed è distribuita quasi uniformemente in tutto l’universo osservabile. E secondo Penrose, più uniformemente che altrove nei cerchi concentrici (come nell”immagine qui sopra, ritoccata dagli autori per evidenziare  i cerchi).

I difetti nell’uniformità – l’anisotropia, le minuscole variazioni nella temperatura della radiazione – sono molto studiati perché da un lato sono i “semi” all’origine di stelle e galassie e dall’altro potrebbero rivelare cos’è successo all’inizio esatto del Big Bang. Ma è possibile andare oltre l’inizio a dimensione zero e dedurne che quei cerchi sono l’impronta di eventi precedenti?

La settimana scorsa, sono usciti tre articoli di Ingunn Wehus e Hans Kristian EriksenAdam Moss, Douglas Scott e James Zibin, e Amir Hajian. Hanno scrutato WMAP e visto i cerchi, ma a loro avviso confermerebbero la teoria dell’inflazione. I due ribattono in un nuovo articolo che le obiezioni sollevate fin qui sono “triviali” perché il modello di cosmologia ciclica conformale (CCC) ha fatto una previsione verificabile: i cerchi, appunto, mentre le altre teorie non arrivano a tanto. E Stephen Feeney, Matthew Johnson, Daniel Mortlock e Hiranya Peiris vedono i cerchi pure loro, a conferma della teoria dell’inflazione perenne, questa volta, in cui il nostro universo è uno fra i tanti a bolle nel cosmo e i cerchi sono la traccia di collisioni tra le bolle. Forse lettori di poeti americani, avvertono che potrebbe trattarsi di un’illusione ottica.

Se confermata, la previsione sarà un punto a favore della CCC che poi dovrà superare altri ostacoli. Ma come scriveva il poeta Wallace Stevens noi umani siano “conoscitori di caos”, immaginiamo configurazioni regolari anche nel disordine del tutto casuale e diamo loro un senso. Se i cerchi non sono un’illusione, o più banalmente una distorsione dovuta agli strumenti di WMAP, quelli a bordo della missione  Planck (1) dell’Agenzia spaziale europea dovrebbero distinguerli senza farsi ingannare dal desiderio di dare un senso al caos.

(1) Da Planck sono arrivate masse di dati e ai primi di gennaio si terrà a Parigi una conferenza proprio sui metodi per analizzarli. Appuntamento l’anno prossimo.

(*) O “conforme”? Vedi commenti sotto.

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