CRONACAIL PARCO DELLE BUFALE

Acqua fritta

NOTIZIE – Lunedì, insieme agli amici di Queryonline, ci siamo cimentati nella pratica autoflagellatoria di fare informazione sull’omeopatia. Un grande successo, entrambi i siti hanno focalizzato l’attenzione di migliaia di lettori. Colgo a questo punto l’occasione di ringraziare tutti i lettori e i blog che ci hanno linkato.

Personalmente esco da questa esperienza un po’ sfiancata. Abbiamo ricevuto una marea di commenti. Accanto a quelli che ci supportavano e ringraziavano per l’iniziativa sono arrivati, come ci attendevamo, tanti commenti dei “credenti” nell’omeopatia.

Se siete fra questi vi avverto, non sarò gentile (non preoccupatevi, non scadrò nel turpiloquio, non è mia abitudine). Un paio di cosine le devo dire. Anzi una in particolare, forte e chiara: dentro a una boccetta di rimedio omeopatico c’è soltanto acqua, della più pura e distillata, accettate questo fatto – non sempre chiaro a chi sostiene l’omeopatia, come si legge in alcuni commenti.

Neanche una molecolina di farmaco, niente di niente. Questo naturalmente non lo dico io ma gli omeopati stessi. Il principio su cui si basa la sedicente medicina omeopatica è quello di somministrare ai pazienti acqua pura, in cui tempo addietro è transitata una qualche quantità di principio curativo, in seguito accuratamente rimossa.

L’acqua, ci dicono, si ricorderebbe che tempo addietro la molecola c’era e proprio per questo è in grado di curare. Una cura a base del ricordo del farmaco che non c’è più. Una terapia piuttosto malinconica, poverina.

Attenzione però, nel processo di produzione dell’acqua fresca è importante che a ogni passaggio avvenga un’esoterica shekerata della fiala (“dinamizzazione” la chiamano) perché altrimenti il trucco non funziona.

A questo proposito, mi chiedo come mai non usare direttamente il principio attivo in quantità apprezzabili. Eh no, obiettano gli omeopati, se il principio nell’acqua c’è davvero la terapia non funziona. L’acqua mica lo può contenere in maniera sostanziale, no. Se ne deve solo ricordare.

Quest’acqua pura (normalmente disponibile a litri dal rubinetto di qualsiasi casa) viene coscienziosamente riposta in minuscole fialette da qualche centilitro per poi essere venduta a peso d’oro. Naturalmente perché la cura funzioni bisogna essere in “sintonia” con questa metodologia, perché sennò affari vostri.

Pronta a ricevere palate di insulti, chiudo qui. Nulla di ciò che ho detto è bugia: acqua pura, shekerate, acqua che ricorda… ma non importa. Tutte le risposte a qualsiasi obiezione che verrà postata (gira gira sono sempre quelle) le trovate sulle pagine di OS (cliccate sulla categoria “omeopatia” in basso a destra della homepage) e su Queryonline.

Dover giustificare perché l’acqua fresca presa a dosi da formica non serve a nulla è un po’ frustrante. Vi lascio con un’esortazione: più acqua per tutti. Fa bene, almeno due litri al giorno, ma meglio se la prendete dal rubinetto.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.