SALUTE

“Pausa amica”

SALUTE – Snack golosi e “leggeri”; merendine e salatini vari, a detta degli spot perfetti per uno spuntino, sono indicati tra i principali responsabili quando si parla di problemi di peso e cattiva alimentazione. Si tratta di prodotti, il più delle volte sgranocchiati fuori pasto, che spesso accompagnano una pausa dal lavoro o dallo studio; momenti in cui non sempre si fa a caso a quello che si mangia, ma ci si affida a quello che si trova a portata di mano, o meglio a portata di distributore!  Un’alternativa allo spuntino tradizionale per promuovere un break sano l’ha ideata e la sta sperimentando l’Azienda provinciale per i servizi sanitari (APSS) di Trento attraverso il progetto pilota “Pausa amica”.

In che modo? Utilizzando distributori di cibi e bevande ipocalorici, salutari e biologici. Quindi gallette di mais, spremute biologiche e yogurt in sostituzione di patatine, cioccolatini e bevande gassate e zuccherate. Il progetto pilota, che si inserisce all’interno del programma “Guadagnare salute”, promosso dal Ministero della Salute, ha previsto per un periodo prova di sei mesi, l’installazione di distributori salutari in due punti dell’Azienda sanitaria: presso il Centro per i servizi sanitari (CSS) di Viale Verona, dove i distributori sono stati totalmente sostituiti a quelli tradizionali, e presso l’ospedale di Borgo dove c’è stato l’affiancamento a quelli tradizionali.

“Siamo partiti dall’idea che lo stile di vita di una persona dipende da fattori di diversa natura e che, quindi, le scelte personali sono condizionate anche dal contesto ambientale e socio-economico – spiega Laura Ferrari, dirigente medico della Direzione Igiene e sanità pubblica dell’Apss di Trento –  Partendo da questo presupposto abbiamo voluto provare a dare al personale e agli utenti dell’azienda sanitaria la possibilità di fare una scelta più consapevole, la possibilità di scegliere di fare un break più rispettoso della salute e dell’ambiente”. E proprio per rispettare salute e ambiente gli snack e le bevande sono stati selezionati non solo in base a criteri di salute (poche calorie, senza zuccheri aggiunti, basso contenuto in sale), ma anche coinvolgendo i possibili fruitori e i produttori locali per offrire prodotti a chilometro zero.

Il progetto, inoltre, prevede diverse fasi di valutazione suddivise in due livelli: una stima quantitativa legata al numero dei prodotti venduti e una qualitativa legata all’indice di gradimento del servizio offerto per monitorare come un utente si comporta davanti alla possibilità di scegliere tra un prodotto salutare e uno tradizionale.

“La prima valutazione è stata fatta lo scorso dicembre, la seconda a metà gennaio – continua Laura Ferrari – Abbiamo rilevato che nella sede in cui le due tipologie di distributori sono state affiancate, gli snack salutari hanno rappresentato circa il 9% dei prodotti venduti, mentre i prodotti tradizionali non hanno registrato alcuna flessione di vendita. Nella sede in cui i distributori sono stati interamente sostituiti a quelli tradizionali, invece, le valutazioni sono meno immediate. I numeri ci dicono che non è stata registrata nessuna flessione nelle vendite complessive e che mentre i dipendenti si sono orientati su poche tipologie di prodotti, gli utenti esterni si caratterizzano per una maggiore curiosità verso snack più nuovi”.

La valutazione ha inoltre rilevato un aumento della vendita dell’acqua, a sostituzione delle bevande zuccherate e gasate e una netta preferenza per yogurt, succhi biologici e frullati. Scarso successo invece per macedonia e, paradossalmente, anche per mele affettate in sacchetto, che hanno qualche difficoltà a essere vendute in un territorio in cui le mele sono coltivate e consumate d’abitudine.

“In attesa della prossima valutazione, in programma a metà marzo, abbiamo progettato un’indagine qualitativa sui dipendenti del Centro servizi sanitari per valutare il livello di gradimento dell’iniziativa e raccogliere critiche e suggerimenti – conclude Laura Ferrari – Contemporaneamente abbiamo chiesto alle ditte di distribuzione di individuare altre tipologie di prodotti con caratteristiche analoghe a quelli già proposti, in modo tale da ampliare la gamma dell’offerta. Questo per giungere alla conclusione del progetto pilota, a metà aprile, con tutti gli elementi utili per proporre l’estensione dell’iniziativa a tutta l’azienda sanitaria”.

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