ESTERI

Corre, corre la Cina

Nuovi centri di ricerca e nuovi parchi tecnologici, puntando soprattutto su energia, salute, information technology e spazio: ecco il nuovo piano di sviluppo strategico delle scienze in Cina.

ESTERI – Punta sulla scienza, la Cina, e in particolare su quella applicata, come carburante fondamentale per continuare ad alimentare crescita e sviluppo. Lo dice chiaramente il programma Innovation 2020, piano di sviluppo strategico dell’impresa scientifica di durata decennale, presentato a fine gennaio dall’Accademia cinese delle scienze di Pechino. Viste dal nostro piccolo mondo tanto spesso in difficoltà, le prospettive delineate fanno una certa impressione .

Si comincia con la presentazione dei settori su cui l’Accademia intende concentrarsi nei prossimi anni: energia, salute umana, information technology e scienze spaziali. In particolare, il 2011 vedrà il lancio di alcuni progetti-pilota in aree giudicate di eccezionale sensibilità: fusione nucleare e gestione dei rifiuti nucleari, cellule staminali e medicina rigenerativa, calcolo dei flussi di carbonio tra terra, oceani e atmosfera, scienze dei materiali e salute pubblica. E a proposito di cellule staminali: in una recente intervista al quotidiano China Daily, il capo della linea di ricerca sulle  staminali all’Accademia, Zhou Qi, ha promesso che presto se ne vedranno delle belle. Secondo lo scienziato, dobbiamo aspettarci nel giro di 10 anni una scoperta rivoluzionaria, tutta cinese, relativa alle “cellule bambine” e alla possibilità di utilizzarle in ambito terapeutico. Una scoperta magari meritevole di un premio Nobel. Intanto ci si organizza per l’obiettivo, istituendo una piattaforma di lavoro che comprenderà i 4 principali centri di ricerca sulle staminali (Pechino, Shanghai, Guangzhou e Kunming), oltre alle risorse di altre 17 istituzioni di ricerca in tutto il paese.

Tornando a Innovation 2020: il programma prevede anche la realizzazione di tre nuovi centri di ricerca nazionali, dedicati alle discipline spaziali, alle tecnologie per il “carbone pulito” e a dispositivi per il monitoraggio geologico. E non è finita: in agenda ci sono anche tre nuovi parchi scientifici e tecnologici – a Pechino, Shanghai e nella provincia del Guandong – che dovrebbero accelerare la trasformazione delle conoscenze derivate dalla ricerca di base in prodotti pronti per il mercato.

Impossibile, per il momento, saperne di più. Interpellati, i responsabili di Innovation 2020 all’Accademia cinese delle scienze hanno declinato l’invito a rilasciare ulteriori dettagli, per esempio per quanto riguarda i finanziamenti del programma. Su Nature riferiscono che il budget previsto dovrebbe essere parte dell’aumento costante di finanziamenti per la scienza che la nazione sostiene ormai da diversi anni. Nel 2009, per esempio, l’Accademia cinese per le scienze ha speso in ricerca e sviluppo 3 miliardi di dollari, sette volte di più che nel 1998.

Dopo notizie del genere viene sempre più difficile pensare alla Cina come a un paese in via di sviluppo, eppure è proprio un rapporto rilasciato poche settimane fa sempre dall’Accademia cinese delle scienze a ricordarci che il processo di modernizzazione non è ancora finito. La previsione è che entro il 2015 la Cina raggiungerà lo stesso livello di sviluppo che i paesi oggi sviluppati avevano negli anni Sessanta del secolo scorso. In effetti, negli ultimi anni sono molto migliorati alcuni indicatori chiave dello sviluppo, come il numero di medici per persona, l’aspettativa media di vita, il tasso di sopravvivenza infantile, il tasso di scolarità. Ma gli standard non sono ancora adeguati per altri indicatori, come il reddito procapite o la proporzione della popolazione urbana sul totale della popolazione. C’è da scommettere che Innovation 2020 avrà un ruolo chiave in questa corsa allo sviluppo.

[L’immagine di apertura è una mappa delle città che ospitano i principali istituti dell’Accademia cinese delle scienze]

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance