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Roboearth

Un robot connesso a Roboearth serve da bere a un paziente. CREDITS: RoboEarth.org/TU Eindhoven. Photographer: Angeline Swinkels L’Internet per i robot finanziato dal settimo programma quadro dell’Unione Europea muove i primi passi.

FUTURO – Roboearth è un World Wide Web per i robot, questo si legge nel sito del progetto. L’idea è che attraverso questa nuova Rete i robot possano imparare uno dalle esperienze dell’altro. Non è molto diverso dall’utilizzo che ne fanno gli umani: Wikipedia, ad esempio, è editabile e usufruibile da chiunque indipendentemente da dove ci si trovi.

Cosa deve imparare un robot? Fondamentalmente a interagire con l’ambiente e le persone. Quindi è vitale che sappiano riconoscere gli oggetti e le immagini, che sappiano spostarsi, e che svolgano infine il compito per cui esistono, cioè assistere efficientemente gli esseri umani.

Prendete l’immagine qui sopra: un robot che porge da bere a un paziente in un letto di ospedale. Il robot deve (semplificando) a) vedere e riconoscere la bottiglia b) tracciarne le coordinate in uno spazio tridimensionale c) utilizzare queste coordinate per afferrare l’oggetto d) porgerlo al paziente, anch’esso da individuare.

Non è certo un compito facile, la prima volta. I programmatori devono creare istruzioni ad hoc, procedendo per tentativi ed errori. Con Roboearth questa conoscenza può essere condivisa con gli altri robot del mondo. Ogni robot contribuirà a creare una banca dati di istruzioni dalla quale attingere per incrementare le proprie prestazioni.

Il progetto ha ricevuto a dicembre 2009 un finanziamento dal Cognitive Systems and Robotics Initiative nell’ambito del settimo programma quadro dell’Unione Europea e a un anno di distanza gli sviluppatori hanno annunciato di aver sperimentato con successo una prima implementazione del sistema. Lo hanno dimostrato a un workshop a gennaio proprio con l’infermiere robotico che abbiamo descritto sopra. Come si può vedere nel video, il robot scarica da Roboearth le informazioni necessarie per operare.

Circa 35 ricercatori sono impegnati nel progetto, provenienti dalle Università di Saragozza, Stoccarda, Monaco, Eindhoven, Philips Innovation Services e ETH Zurich, ma a Giugno la piattaforma Roboearth sarà lanciata in versione open source, quindi chiunque ne abbia le competenze avrà la possibilità di contribuire al suo sviluppo. Entro il 2013, allo scadere del programma quadro, il team di Roboearth conta di vedere dimostrata su larga scala la validità dell’idea.

Improbabile, al momento, la nascita di Skynet.

 

 

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Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo abitualmente sull’Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza e collaboro con Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione. Ho scritto col pilota di rover marziani Paolo Bellutta il libro di divulgazione "Autisti marziani" (Zanichelli, 2014). Su twitter sono @Radioprozac