CRONACA

Napolitano al CERN

Il presidente della Repubblica sarà a Ginevra venerdì prossimo 4 marzo, per una visita alle Nazioni Unite e al CERN dove incontrerà i tanti italiani che lavorano lì e che hanno ruoli di grande responsabilità.

NOTIZIE – Il CERN è stato fondato nel 1954 anche con il contributo fondamentale di un italiano, Edoardo Amaldi, l’unico rimasto dei famosi “ragazzi di via Panisperna” che avevano animato la fisica degli anni trenta del secolo scorso. Gli altri avevano preferito emigrare. Enrico Fermi e Emilio Segrè se n’erano andati per sfuggire alle leggi razziali, Franco Rasetti, aborrendo il regime fascista, lasciò anche lui l’Italia e la fisica per dedicarsi alla palenotologia e alla botanica. Bruno Pontecorvo emigrò prima negli Stati Uniti, poi in Canada e in Gran Bretagna, e infine in Unione Sovietica nel 1950 e non tornò più in Italia.

C’era il desiderio di restaurare la fisica italiana in un contesto internazionale fondato sulla cooperazione, al di là delle barriere poste da confini, lingue, nazioni…

Amche oggi nel CERN c’è una forte componente italiana, e non è un caso se i quattro principali esperimenti di LHC sono proprio diretti da italiani: nella foto, da sinistra, Paolo Giubellino portavoce di ALICE, Fabiola Gianotti di ATLAS, Guido Tonelli di CMS e Pierluigi Campana di LHCb.

Giorgio Napolitano li incontrerà tutti e quattro insieme ad altri, come Sergio Bertolucci, direttore della ricerca e vicepresidente INFN e come Lucio Rossi che dirige il team sull’empowerment di LHC.

Che cosa si aspettano i ricercatori? Ci risponde Romeo Bassoli, capo dell’ufficio stampa dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare): “Credo che sia importante sapere che questi fisici a Ginevra, come al Fermilab di Chicago (dove dirigono altri esperimenti) NON SONO CERVELLI IN FUGA. Sono “ambasciatori” che dirigono importanti esperimenti, perché in Italia esiste una struttura forte e competitiva di ricerca nella fisica delle alte energie come l’INFN, con un grande prestigio internazionale. Se non esistesse, difficilmente l’Italia potrebbe ricoprire questi ruoli all’estero.”

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