LA VOCE DEL MASTER

Non svegliar l’orso che dorme…

… Specie se vuoi studiare le sue incredibili proprietà biologiche, magari per poterle utilizzare, un giorno, in campo medico o aerospaziale. È quello di cui si sta occupando una ricerca americana, i cui primi dati sono stati pubblicati su Science lo scorso 18 febbraio.

LA VOCE DEL MASTER – Chi dorme non piglia pesci, ma a volte resta in ottima salute. Questo per lo meno è il caso dell’orso bruno americano (Ursus americanus), una specie il cui lungo letargo è stato oggetto di un’indagine da parte di un gruppo di ricercatori dell’University of Alaska Fairbanks.

La ricerca, recentemente pubblicata su Science, ha infatti evidenziato come, durante i mesi di letargo e nonostante un brusco calo del metabolismo, i paffuti plantigradi riescano a ridurre la temperatura corporea soltanto di pochi gradi, preservando così perfettamente muscolatura e ossatura. Lo studio di questa particolare relazione fra metabolismo e temperatura potrebbe portare in futuro allo sviluppo di nuovi farmaci per noi umani, applicabili in situazioni in cui si richieda uno stato di ibernazione.

Lo studio è stato effettuato su cinque orsi, per i quali sono state predisposte delle comode tane artificiali che potessero ricreare perfettamente l’habitat naturale dei mesi di letargo. I ricercatori hanno poi osservato gli esemplari di Ursus americanus grazie a particolari sensori in grado di misurare temperatura, pulsazione cardiaca e attività muscolare.

Quello che hanno rilevato non è comune a quanto si osserva negli altri mammiferi che vanno in letargo: mentre il metabolismo si riduce del 75%, la temperatura corporea cala dai normali 37-38° per attestarsi dai 30 ai 36°C, con rapide e minime fluttuazioni. I modelli utilizzati finora, invece, prevedevano una diminuzione della temperatura di dieci gradi, con una riduzione del metabolismo del 50%. Inoltre, è stato notato come il battito cardiaco scenda dai 55 ai 14 battiti al minuto. “Hanno un battito cardiaco quasi regolare nel momento in cui respirano, mentre fra un respiro e l’altro il cuore dell’orso riduce notevolmente le sue pulsazioni. A volte ci sono ben venti secondi fra un battito e il successivo. Ogni volta che l’orso respira il suo cuore accelera per un tempo brevissimo, per poi rallentare considerevolmente una volta smesso di respirare”, ha dichiarato Øivind Tøien, ricercatore coinvolto nello studio.

La particolare relazione fra metabolismo e temperatura degli orsi sarebbe possibile grazie a basi molecolari e genetiche altamente specializzate. Ed è proprio la struttura genetica di Ursus americanus che i ricercatori proveranno a decifrare per poter in seguito “trasferire” all’uomo le incredibili capacità fisiologiche del plantigrado bruno.

“Abbiamo notato che quando gli orsi escono dal letargo non soffrono di perdita di tono muscolare o di massa ossea, effetti che sarebbero inevitabili in un uomo che restasse a lungo immobilizzato”, ha affermato Brian Barnes, direttore della ricerca, per poi aggiungere che “se riuscissimo a trovare le basi genetiche e molecolari di questa protezione e dei meccanismi che sono alla base della riduzione della domanda metabolica, vi è la possibilità che si riesca a ideare nuove terapie o farmaci per gli esseri umani per la prevenzione dell’osteoporosi o della diminuzione di massa muscolare. Inoltre, ibernando il paziente potremmo tenerlo in uno stato protetto, durante il quale il cervello ha bisogno di molto meno ossigeno, dandoci più tempo per curarlo”.

I possibili sviluppi delle ricerche potrebbero interessare anche il campo aerospaziale, vista le difficoltà motorie a cui gli astronauti vanno incontro durante le lunghe missioni spaziali.

In futuro, dunque, gli animali più disegnati dai creatori di peluche potrebbero realmente contribuire a un miglioramento della qualità di vita umana. Certo che i ricercatori per continuare a studiarli dovranno stare ben attenti a non disturbarli durante il lungo e profondo sonno. In fondo, con tutti i pesci pescati nel corso dell’anno, se lo sono proprio meritato.

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