SALUTE

Contro la fame, un’abbuffata di dati

La settimana scorsa l’International Food Policy Research Institute (IFPRI) ha organizzato a Delhi la conferenza sulla sicurezza alimentare nei paesi poveri. A Roma giovedì, si discute dello stesso tema

CUCINA – L’industria alimentare, spiegava Michael Pollan nel Dilemma dell’onnivoro e In difesa del cibo (Adelphi), dissocia i nutrienti dei cibi di base, li riassocia e li “integra” nelle preparazioni per vendere la stessa merce a un prezzo maggiorato. Ma siamo mammiferi onnivori. Per assimilare le proteine dei cereali, dei legumi, di certi tuberi – i cibi di base nella definizione delle Agenzie internazionali – ci servono quelle di altri vegetali e, almeno durante i primi anni, parecchie proteine animali per es. del latte materno. A parte rari casi (iodio, ferro), fuori dal proprio contesto molecolare gli integratori finiscono nella pip… nei metaboliti, come la vitamina C senza il contorno di antocianine. A Delhi, un migliaio di ricercatori, delegati di Ong e di governi di un centinaio di paesi hanno discusso di produzioni agricole efficaci o meno per diminuire malattie e mortalità da carenza di micronutrienti.

La nutrizione è stata “considerata a lungo la Cenerentola dello sviluppo”, scrive l’Economist, e oggi la carenza di micronutrienti e le conseguenti malattie e mortalità sono aggravate dall’aumento dei prezzi

invece di frutta, verdura, carne ricche di nutrienti le famiglie passano ai cibi di base

il cui prezzo però è aumentato di più. In teoria, questo dovrebbe agevolare i contadini che sono in prevalenza donne, rendere l’agricoltura più redditizia, le donne meno povere e i bambini più sani. In realtà, dicono alcuni economisti,un aumento del PIL dovuto allo sviluppo industriale ed economico in generale è altrettanto efficace, e addirittura riduca ulteriormente il numero dei bambini sottopeso. Nei paesi poveri, la popolazione si sta spostando nelle città, quella che compra il cibo è più numerosa di quella che lo coltiva. Perciò la fame è il prodotto della povertà, e a sua volta la produce, come si dice ad ActionAid. I sussidi statali sono destinati innanzitutto alle monoculture di cereali, i quali finiscono per lo più come mangime negli allevamenti. Gli interventi statali dovrebbero invece favorire la diversificazione, i piccoli orti anche in città, e le infrastrutture indispensabili a tutti:acqua non inquinata, trasporti sicuri e diritti umani e civili riconosciuti alle donne, come quello di possedere un pezzo di terra.
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Sul sito dell’IFPRI ci sono moltissimi materiali; il nuovo libro di Abhijit Banerjee e di Esther Duflo, Poor Economics, è gratuito on line; dati sulle verdure con nutrienti integrati bene e non per lucro si trovano da Harvest Plus; e sui piccoli orti che giovano alla salute e all’economia., dalla fondazione Helen Keller. Ciliegina italiana sulla torta è pronto il rapporto Il Pane e le Rose e tutti sono invitati

giovedì 31 marzo, nella Sala Carla Lonzi della Casa Internazionale delle Donne in Via della Lungara 19 a Roma, da ActionAid e da Donne in Campo

ore 15.30: Beatrice Costa di ActionAid Italia presenta il rapporto
ore 15.45: Margherita De Bac del Corriere della Sera modera la tavola rotonda con Susanna Camusso, segretario generale della Cgil; Cristiana Coppola, vice presidente della Confindustria; Mara Longhin, presidente dell’Associazione Donne in Campo; Chiara Somajni, presidente di ActionAid Italia
ore 17.30: conclude Giuseppe Politi, presidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori.
Segue aperitivo con prodotti agricoli (eccezionali, ndr) di Donne in Campo.

Immagine: rose di pane di Anna Maria Sarritzu

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