CRONACA

Tablet e archeologia

A Pompei l’archeologia si fa con gli iPad. Addio a carta e penna per gli archeologi?

FUTURO – Un vecchio adagio mutuato da una citazione di Thomas Edison recita “la scienza è 1% ispirazione e 99% traspirazione”. Lo sanno bene (fra gli altri) gli archeologi, per i quali la routine quotidiana è l’annotazione meticolosa di misure e considerazioni sugli scavi, che non sono altro che il materiale grezzo che dev’essere poi essere condiviso, organizzato e analizzato. Finora tutto questo è stato fatto sulla carta poiché il lavoro sul campo non consentiva una digitalizzazione del dato immediata, ma grazie ai tablet pc tutto potrebbe cambiare.

Il primo “test” ufficiale è stato condotto la scorsa estate a Pompei da ricercatori dell’University of Cincinnati (Department of Classics) e i risultati saranno prossimamente presentati alla conferenza internazionale Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology (CAA) (Beijing, Cina, 12-16 aprile).

Il tablet, in questo caso iPad, consente sostanzialmente di eliminare le “scartoffie”, non ci sono limiti al tipo di dato che può immagazzinare dal momento che consente anche di tracciare schizzi, non meno importanti delle misure. Forse non avrà il fascino di un taccuino, magari dall’aria vissuta, ma un taccuino non può essere condiviso velocemente con il resto della squadra e con il supervisore degli scavi, né funzionare come voice recorder. I tablet garantiscono inoltre una standardizzazione automatica dei dati impensabile con il cartaceo: spesso i dati devono essere ricopiati per essere intellegibili a tutti (ed eventualmente inseriti in un normale database elettronico).

Secondo i promotori del progetto Steven Ellis e John Wallrodt le risorse necessarie per insegnare ai membri della squadra l’utilizzo dei tablet sono in questo modo ampiamente recuperate nell’efficienza e nei risultati ottenuti, e puntualizzano inoltre come gli iPad abbiano contribuito a rendere la squadra più coesa proprio grazie al facile aggiornamento dei dati e alla loro condivisione.

Per gli addetti ai lavori interessati a saperne di più sull’esperienza svoltasi a Pompei è stato fondato un apposito blog: Paperless Archeology.

Solo recentemente stiamo cominciando ad abbandonare lo scetticismo riservato al concetto stesso di e-book: è stato facile passare wireless, ma dopo tanti anni c’è chi guarda ancora con sospetto al paperless (i primi e-book sono stati commercializzati nel 1985).

Resta quindi da vedere se gli archeologi riusciranno a essere meno passatisti: saranno pronti ad abbandonare la “solidità” di carta e penna e a cedere ai tablet?

Condividi su
Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo abitualmente sull’Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza e collaboro con Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione. Ho scritto col pilota di rover marziani Paolo Bellutta il libro di divulgazione "Autisti marziani" (Zanichelli, 2014). Su twitter sono @Radioprozac