CRONACA

Un nuovo sensore per testare l’interazione delle proteine

NOTIZIE – Ricercatori dell’Università di Stanford hanno appena sviluppato un nuovo sensore per lo studio delle interazioni tra le proteine. Più rapido e sensibile degli attuali sensori disponibili.

Attualmente il sensore è utilizzato solo a scopo di ricerca, ma le dirette applicazioni riguardano i test farmacologici, per capire quali sono le proteine che interagiscono con le molecole somministrate ai pazienti. Per esempio sarebbe possibile ipotizzare gli effetti collaterali in seguito all’assunzione di un farmaco che colpisce specifiche proteine del tumore al seno, analizzando con quali altre cellule avviene l’interazione.

Il sensore sviluppato dal gruppo di Shan Wang sfrutta la magneto resistenza gigante per rilevare le interazioni tra le proteine. In un quadrato di 0,1 millimetri di lato, sono realizzate delle nanostrutture di un materiale che cambia la resistenza in funzione di campi magnetici sul quale vengono depositate e immobilizzate diverse copie della stessa proteina. A questo sensore viene aggiunta una soluzione contenente una seconda proteina legata a una nanoparticella magnetica (con un nucleo di ossido di ferro). Se le due proteine interagiscono, la nanoparticella si avvicina al sensore cambiandone il campo magnetico. Ciò provoca una variazione di resistenza proporzionale al numero di particelle che si sono legate al sensore.

Questo meccanismo, appena pubblicato sulla rivista Nature Nanotechnology, può essere adattato per la costruzione di sensori di 1 centimetro quadrato, che contengono fino a 100mila proteine diverse. “In teoria, in un test, potrebbe essere possibile analizzare l’affinità di un farmaco per ogni proteina nel corpo umano” afferma Richard Gaster, uno degli autori della ricerca, in una comunicato rilasciato dall’Università di Stanford.

“Il nostro nanosensore è basato sullo stesso tipo di sensore utilizzato in dischi rigidi dei computer”, ha detto Wang. “Perché il nostro chip è completamente basato sulla tecnologia microelettronica esistente, il numero di sensori è altamente scalabile a costi molto ridotti”, ha proseguito.

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