CRONACA

Occhi in fondo al mare

Il riccio di mare non ha gli occhi. È un occhio

NOTIZIE – Ecco cosa succede quando si osservano le cose dalla distanza sbagliata, si rischia di non vedere qualcosa di “grosso”. Nel caso del riccio di mare gli scienziati per anni si sono dannati a cercarne gli occhi, senza rendersi conto che probabilmente era l’intero animale ad essere un unico grande occhio. Ora grazie al recente sequenziamento del genoma del riccio di mare atlantico (Strongylocentrotus purpuratus) un gruppo di scienziati (fra i quali anche Maria Ina Arnone della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli) hanno raccolto dati che indicherebbero che il riccio non ha gli occhi, ma sarebbe lui stesso un unico grande occhio.

Da anni era noto che i ricci di mare reagiscono alla luce attraverso il loro comportamento (cambiano colore, si muovono, si coprono ecc.), ma gli scienziati non sono mai riusciti a identificare delle strutture che fungessero da occhi. L’ipotesi migliore fino ad oggi era che in tutta l’epidermide dell’echinoderma fossero diffusi degli elementi in grado di registrare la radiazione, ma quest’ipotesi non è mai stata provata.

Ora lo studio su PNAS propone una nuova affascinante ipotesi. Era già noto da tempo che l’organismo di questi animali (o meglio il loro DNA) esprime delle proteine fotosensibili, le opsine. Ora gli scienziati, attraverso l’analisi del Dna (grazie alla reazione all’anticorpo specificamente generato contro una di queste opsine, la Sp-Opsin4) hanno identificato un nuovo tipo di cellula fotorecettore (PRC) localizzato nelle estroflessioni alla base dell’animale, dette pedicelli ambulacrali, principalmente utilizzate per il movimento e l’ancoraggio al substrato.

Secondo Arnone e colleghi (che hanno anche caratterizzato strutturalmente i presunti fotorecettori) il riccio userebbe le cellule fotosensibili sulla punta dei tubuli come una vera e propria retina (la struttura che negli esseri umani e in molti altri vertebrati funziona come recettore della luce) mentre il resto del corpo dell’animale fungerebbe da schermo. Non sono ancora chiari i dettagli ma uno dei raggruppamenti di cellule fotosensibili identificate nei pedicelli potrebbe avere una vista “direzionale” (in grado di estrarre l’informazione sulla direzione di provenienza della radiazione) proprio grazie all’ombra gettata dal corpo del riccio su di esse.

Nell’articolo gli autori propongono dunque un modello dove “l’intero riccio di mare, usando il proprio scheletro come un mezzo per schermare le cellule fotorecettive, funziona come un grande occhio composto.”

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.