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Go Endeavour, go

VIAGGI – Partito dalla base di lancio di Cape Canaveral lo Shuttle Endeavour, alla sua 25 esima e ultima corsa nello spazio. Il decollo, puntuale, è avvenuto alle 14.56 ora italiana ed è stato seguito in streaming sul sito tv della NASA da decine di migliaia di persone. Lo scorso 29 aprile la partenza era stata rinviata, a poche ore dal via, a causa di un improvviso guasto tecnico che aveva costretto i sei astronauti di missione, tra cui il nostro Roberto Vittori,  a fare marcia indietro, nella delusione generale.

Oggi tutto è filato liscio e si tira un sospiro di sollievo, vedendo decollare, emozionandosi, questo gigantesco taxi dei cieli. Siamo al preludio della fine per il programma Shuttle, prossimo ad andare in pensione dopo 30 anni e 134 missioni. La prossima dell’Atlantis, la numero 135, sarà l’ultima. Poi per alcuni anni, finché non saranno pronti i nuovi razzi, a partecipazione privata e costi decisamente più contenuti, la NASA perderà l’accesso alla Stazione spaziale internazionale, avamposto umano a 400 chilometri da terra che resterà raggiungibile solo con le capsule russe Soyuz.

Questa missione è particolarmente importante per la comunità scientifica, spaziale e astronomica italiana, che infatti l’ha seguita con appresione e partecipazione. A bordo, oltre all’astronuata viterbese Vittori, lo Shuttle Endeavour trasporta il cacciatore di antimateria AMS, il più grande payload scientifico mai progettato per la ISS. Un mostro di 64 metri cubi per quasi sette tonnellate di peso. Realizzato da circa 700 ricercatori di 16 paesi diversi, sotto la guida del premio Nobel Samuel Ting, e costato quasi 2 miliardi di dollari, AMS conta un ruolo di primo piano della ricerca e tecnologia italiana attraverso l’Agenzia spaziale italiana e l’Istituto nazionale di fisica nucleare.

In attesa che AMS ci spalanchi un universo di antistelle e antigalassie, sulla Stazione spaziale si svolgeranno altri esperimenti minori, ma dalle ripercussioni non meno importanti per la nostra vita quotidiana. Nella stiva dell’Endeavour, viaggia infatti un set di esperimenti scientifici, tra cui sei strumentazioni “made in Italy” di cui vi abbiamo già raccontato qualcosa qui. Dal naso elettronico (ENOS) per monitorare la qualità dell’aria, alle alghe con (forse) proprietà protettive per gli occhi (Night Vision), dai nuovi materiali a memoria di forma (FOAM) all’occhio esterno volante (APE), più un esperimento sulla biocontaminazione (VIABLE ISS) e un kit per sette esperimenti nel campo della biologia cellulare e della radioprotezione (BIOKIS). Tutti in viaggio verso lo spazio, grazie alla sinergia tra università, centri di ricerca e piccole e medie imprese.

Il rientro dell’Endeavour è previsto tra 16 giorni, dopo di che la navetta diventerà un pezzo da science centre.

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