CRONACA

Neuroscienze hard

NOTIZIE – Il primo pensiero è stato che solo una giornalista britannica poteva fare con una naturalezza invidiabile quello che avrebbe provocato non poco imbarazzo ad altri. Quel che si dice sacrificarsi nel nome della completezza di informazione (e della scienza): Kayt Sukel giornalista free lance che collabora con testate del calibro di Scientific American e New Scientist si è sottoposta a una risonanza magnetica mentre praticava dell’autoerotismo e lo ha raccontato in un articolo proprio su New Scientist.

Naturalmente quel che interessa qui non è tanto l’esperienza specifica della giornalista quanto gli studi di cui quello a cui ha preso parte riguardano.  Barry Kumisaruk della Rutgers University studia i meccanismi neuronali dell’orgasmo da parecchi anni ed è un vero esperto nel campo. Lo studio di cui la Sukel ha fatto parte è stato presentato lo scorso novembre al meeting annuale della Society of Neurosciences. Grazie alle sue osservazioni (e alla collaborazione di alcune intrepide volontarie) lo scienziato ha tracciato una mappa temporale dell’attivazione delle aree cerebrali (più di trenta) durante la masturbazione fino all’orgasmo (rigorosamente femminile).

Komisaruk si è interessato soprattutto del ruolo della corteccia prefrontale, area che è nota entrare nei processi cerebrali di autovalutazione e che si attiva quando cerchiamo di assumere il punto di vista di un’altra persona. Secondo lo scienziato quest’area è importantissima nel processo che porta all’orgasmo nelle donne.

I risultati di Komisurak hanno però differenze significative con quelli ottenuti nel 2006 in un lavoro simile da un altro team di scienziati capitanato da Jannik Georgiadis dell’Università di Goeningen nei Paesi Bassi. In questo lavoro infatti è stata osservata una disattivazione significativa di una porzione specifica della corteccia prefrontale (la corteccia orbito frontale) durante l’orgasmo.

I due studi però hanno una differenza significativa: nel lavoro recente le volontarie praticavano l’autoerotismo, mentre in quello precedente venivano stimolate dal partner. Questa fondamentale differenza potrebbe portare a processi cerebrali molto diversi (per esempio nell’autoerotismo potrebbe essere più importante riuscire ad immaginare anche il punto di vista di un’altra ipotetica persona, che nel sesso a due è invece presente). A questo punto viene anche da chiedersi quanto “naturali” sembrassero le situazioni sperimentali ai soggetti e quanto questo possa aver influito sulle attivazioni cerebrali.

Per quanto singolari e forse imbarazzanti questi studi (che sulle donne sono ancora molto rari, stando a quanto dichiara Kumisaruk) sono però molto importanti. Da un lato possono fornire dati per le terapie di trattamento delle disfunzioni sessuali, molto comuni nelle donne, negli Stati Uniti si parla di un 5-10 percento di donne anorgasmiche, ma sono anche importanti per quel che riguarda le conoscenze sugli stati di coscienza alterata e il trattamento del dolore. Secondo Georgiadis l’orgasmo “non spegne la coscienza ma la modifica”, ed è spesso associato con la capacità di lasciar andare ogni controllo. L’orgasmo ha inoltre un potente potere analgesico e comprendere i meccanismi fisiologici che lo governano potrebbe rivelarsi una via promettente nel trattamento del dolore.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.