CRONACA

Pianeti solitari

Sarebbero moltissimi gli oggetti di dimensioni planetarie, simili a Giove, che vagano nello spazio interstellare senza essere legati a nessuna stella. E non si può escludere che ospitino forme di vita.

NOTIZIE – Da anni gli astronomi hanno scoperto pianeti extrasolari, legati gravitazionalmente a quale stella lontana. Sono ormai più di 500. Ci sono invece anche altri pianeti che vagano solitari per lo spazio senza far parte di nessun sistema planetario. E non sarebbero dei casi isolati: anzi secondo uno studio condotto dai due gruppi di ricerca Microlensing Observations in Astrophysics (MOA) e Optical Gravitational Lensing Experiment (OGLE), e pubblicato questa settimana su Nature,il loro numero sarebbe il doppio di quello delle stelle più comuni. Sono oggetti che non emettono luce, e si possono identificare solo attraverso i loro effetti gravitazionali, con una tecnica chiamata gravitational microlensing. Si misurano le differenze di luminosità di una stella lontana di riferimento quando la presenza di un altro oggetto piega e amplifica la luce che ci arriva dalla stella, come conseguenza degli effetti gravitazionali della massa dell’oggetto sulla luce stessa. Se un oggetto massiccio passa davanti alla stella di riferimento, la sua luce cresce e diminuisce di intensità, e dalla durata dell’evento si può dedurre la massa dell’oggetto.

Orientando i telescopi verso il centro della nostra Galassia, gli scienziati hanno scoperto almeno 10 pianeti solitari, con una massa simile a quella di Giove, il gigante del nostro Sistema solare, non legati a nessuna stella.

Sulla base dei primi 10 scoperti, hanno potuto dedurre che questi lupi della steppa cosmica potrebbero essere oltre 400 milioni, molti di più delle stelle della sequenza principale, cioè di quelle stelle normali che, come il Sole, sono nella fase centrale della loro vita e producono energia bruciando l’idrogeno.

L’esistenza di questi pianeti solitari era stata prevista dalla teoria della formazione dei sistemi planetari, ma nessuno si aspettava che fossero così tanti. Tenendo conto che si riescono a malapena a identificare i pianeti con una massa sufficientemente grande, è possibile che ce ne siano molti altri con masse inferiori, e quindi invisibili agli strumenti, che vagabondano senza meta.

Probabilmente, continuano gli autori della scoperta, la loro origine è diversa da quella di altri oggetti solitari, come le nane brune, stelle troppo piccole per poter innescare le reazioni termonucleari e quindi non luminose: è possibile che si siano formati all’interno di un disco protoplanetario, quella nube di gas, polveri e detriti rocciosi che rimane attorno a una stella appena nata e dalla quale si condensano le masse dei pianeti. Poi sarebbero stati scagliati lontano in orbite distanti e si sarebbero sempre più allontanati dalla zona di orgine, seguendo dei percorsi determinati dall’influsso gravitazionale di quella o quell’altra stella.

Un’altra ricerca, ancora non pubblicata, sostiene che sebbene questi pianeti solitari pur essendo lontani da ogni fonte di calore, potrebbero conservare acqua liquida, nel caso avessero un’atmosfera capace di isolarli dal gelo interstellare, sotto strati di ghiaccio e di vapori congelati. Non si potrebbe quindi escludere la possibilità che ospitino forme di vita.

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