CRONACA

Terremoto dell’Aquila: sette a processo per omicidio colposo

Il 25 maggio, il Tribunale dell’Aquila ha deciso di rinviare a giudizio sette dei partecipanti alla riunione della Commissione Grandi Rischi che si riunì il 31 marzo 2009, pochi giorni prima del terremoto del 6 aprile. Il fatto è di estrema importanza sia per gli aspetti scientifici che per gli aspetti sociali a esso collegati. Riteniamo utile cercare di ricostruire la vicenda, cominciando con un resoconto dei fatti e degli attori in gioco.

 

NOTIZIE – Gli accusati sono Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi rischi, Bernardo De Bernardinis, vicecapo del settore tecnico del Dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, presidente dell’INGV, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto CASE, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova, Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile e Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti dell’INGV e dovranno rispondere di omicidio colposo e lesioni colpose.

La storia del terremoto dell’Aquila è complessa e dolorosa, e in questa occasione prenderemo in esame esclusivamente gli aspetti che riguardano la decisione del Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale dell’Aquila, Fabio Picuti, attraverso un’analisi documentata e nello spirito di un aperto confronto che è alla base del lavoro scientifico a cui OggiScienza si sente vicina. In questa riflessione, sebbene non se ne parlerà esplicitamente, non dimentichiamo le vittime del terremoto del 6 aprile 2009 né dei terremoti precedenti né il dolore dei familiari né le inadempienze a proposito di misure antisismiche che rimangono le principali responsabili della tragedia.

Per capire la storia, è necessario innanzitutto capire chi sono gli enti preposti allo studio e alla protezione dai terremoti e quali ruoli svolgono. Mettiamo anche a diposizione la memoria del giudice alla quale faremo riferimento nell’articolo (memoria_pm_13_luglio).

Gli organi interessati nello studio e nella difesa dai terremoti sono Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia-INGV, Protezione Civile, Commissione Grandi Rischi, Enti locali (comuni, province, regioni). Ognuno ha dei compiti precisi e identificati dalla legge. A questi si aggiungono naturalmente i media che riportano al pubblico le informazioni tecniche e scientifiche, proponendo una loro visione.

MONITORAGGIO E STUDIO SCIENTIFICO

L’INGV ha il compito, fra molti altri, di monitorare il territorio italiano 24 ore su 24 e tutti i giorni dell’anno e seguire l’andamento dell’attività sismica. L’Italia è uno dei paesi più sismici del mondo e ogni giorno avvengono circa trenta terremoti, la maggior parte dei quali non percepiti dalla popolazione. Sulla base della serie di dati storici e dei risultati della ricerca che INGV svolge a livello internazionale, l’Istituto ha contribuito a elaborare una mappa di pericolosità sismica dell’Italia che è un importantissimo strumento di conoscenza e prevenzione. I dati registrati da INGV vengono messi immediatamente a disposizione non solo della comunità scientifica ma di chiunque sia interessato attraverso una specifica pagina del sito.

Quando viene registrato un terremoto con magnitudo superiore a 2,5, i tecnici della sala monitoraggio INGV sono tenuti a informare la Protezione Civile entro due minuti.

Nel caso dell’Aquila, l’INGV aveva segnalato tutto l’Abruzzo come una zona rossa nella carta di pericolosità sismica e la Regione aveva classificato come zona 2, quindi con una sismicità alta e che richiede una particolare attenzione soprattutto per quanto riguarda l’edilizia antisismica che deve essere in grado di sopportare forti terremoti. Aveva inoltre registrato e segnalato le sequenze sismiche che si erano verificate nel corso delle settimane precedenti al terremoto distruttivo del 6 aprile.

ANALISI DEL RISCHIO E PROTEZIONE POPOLAZIONE

Una volta forniti tutti i dati e tutte le informazioni, la scienza della sismologia ha esaurito la sua funzione e nel processo si innesca l’intervento del Dipartimento della Protezione Civile, un organo del Governo che ha il dovere di mettere a punto le azioni necessarie per proteggere la popolazione, compresa un’eventuale evacuazione.

VALUTAZIONE RISCHIO E CONSULENZA

La Commissione Grandi Rischi, che fa parte del Dipartimento della Protezione Civile, è la struttura di collegamento tra il Servizio Nazionale della Protezione Civile e la comunità scientifica. Svolge attività consultiva, tecnico-scientifica e propositiva in materia di previsione e prevenzione delle varie situazioni di rischio. Si riunisce ogni due mesi nel Dipartimento della Protezione Civile, salvo casi di urgenza. Nel 2009, i componenti della Commissione Grandi rischi erano: prof. Franco Barberi, il Presidente del CNR prof. Fabio Pistella; il Presidente dell’INGV prof Enzo Boschi; il Direttore dell’APAT dott. Giorgio Cesari; e gli esperti di rischio sismico prof. Gian Michele Calvi, Ordinario di Tecnica delle costruzioni presso l’Università di Pavia; prof. Claudio Eva, Ordinario di Fisica terrestre presso l’Università di Genova; prof. Michele Jamiolkowski, Ordinario di Geotecnica presso il Politecnico di Torino; oltre ad altri esperti per il rischio idrogeologico, vulcanico, chimico-nucleare-industriale, ambientale e sanitario che non sono pertinenti in questo contesto.

INCOLUMITÀ PUBBLICA E SICUREZZA

Il Sindaco, dice la legge, “quale ufficiale di Governo, adotta con atto motivato, provvedimenti, anche contingibili e urgenti nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana” come in caso di rischio di terremoto. Se opportunamente informato dalla Protezione Civile, a sua volta opportunamente consigliata dalla Commissione Grandi Rischi che delibera sulla base della documentazione scientifica fornita da INGV, deve adottare le misure necessarie per proteggere i cittadini.

I compiti di INGV, Protezione Civile, Commissione Grandi Rischi, enti pubblici sono definiti dalla legge italiana e, sebbene siano interconnessi, sono ben distinti. A questi elementi si aggiunge il ruolo che svolgono i media, che nel caso del terremoto dell’Aquila è stato molto rilevante, come vedremo oltre.

LA RIUNIONE DEL 31 MARZO 2009 DELLA COMMISSIONE GRANDI RISCHI

In seguito a una serie di scosse abbastanza forti nella zone dell’Aquila e dintorni, l’ultima delle quali il 30 marzo di magnitudo 4,1, la Commissione Grandi Rischi viene convocata all’Aquila (e non nella sua consueta sede romana) per un’analisi della situazione, e più specificamente con “l’obbiettivo di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica delle ultime settimane”. La riunione inizia alle 18:30 e finisce alle 19:30. In quest’ora, l’INGV presenta i dati sulle registrazioni dello sciame sismico in atto da settimane, si evidenzia il fatto che non è possibile (anche sulla base di una sequenza sismica in atto) prevedere se e quando ci sarà un terremoto più forte e si raccomanda maggiore attenzione alle misure preventive (edilizia antisismica ed educazione della popolazione). È importante sottolineare che tutta la comunità scientifica mondiale è d’accordo senza eccezioni sul fatto che non sia possibile fare previsioni di terremoti: per previsione di intende “l’indicazione della magnitudo, della localizzazione e del tempo origine di un futuro evento sismico, con una precisione tale da consentire una valutazione univoca del successo o fallimento della previsione stessa”.

Il verbale della riunione è riportato a pagina 39 del documento allegato. Risulta che alcuni membri della Commissione l’abbiano firmato solo il 6 aprile, dopo l’evento catastrofico. I partecipanti presenti ma non appartenenti alla Commissione (il Sindaco di L’Aquila Massimo Cialente, l’assessore regionale alla protezione civile Daniela Stati, il responsabile della Protezione Civile della regione Abruzzo Altero Leone, Giulio Selvaggi di INGV e altri rappresentati della Protezione Civile non nominati) non hanno firmato il verbale.

Le conclusioni sono generiche considerazioni sulla sismicità della zona e sull’opportunità di prendere precauzioni soprattutto per le parti fragili degli edifici, ma non vengono fornite indicazioni di comportamenti o di azioni cautelative da adottare. Non viene votata nessuna delibera. Immediatamente dopo la chiusura della riunione, De Bernardinis, che l’ha presieduta, accompagnato da Stati e Cialente, si presenta alla conferenza stampa che era già stata convocata.

LE DICHIARAZIONI ALLA STAMPA

Le dichiarazioni di De Bernardinis alla stampa si discostano dalle seppur generiche ma asettiche conclusioni della riunione e sono esplicitamente rassicuranti: “dovrebbe essere preparato a convivere con questa situazione, non c’è un pericolo”, “che anzi è una situazione favorevole perciò uno scarico di energia continuo” e altre simili. Per approfondire si vedano le trascrizioni delle interviste di De Bernardinis da pagina 40 in poi della memoria allegata. Senza sminuire la responsabilità dell’autore delle dichiarazioni, i media locali e nazionali le hanno amplificate e non risulta che siano state invece approfondite le posizioni di chi invece, soprattutto nella comunità scientifica dei sismologi consigliava la prudenza e si discostava da questo atteggiamento superficiale (si vedano le dichiarazioni riportate nella memoria di Enzo Boschi e Giulio Selvaggi, pagine 220 e 210). Tuttavia è anche vero che nessuno ha contestato pubblicamente, ufficialmente e nettamente le dichiarazioni di De Bernardinis.

CHE COSA CONTESTA IL GIUDICE

Leggiamo nella memoria che i sette imputati:

“per colpa consistita in negligenza imprudenza, imperizia

in violazione altresì della normativa generale della Legge n. 150 del 7 giugno 2000 in materia di disciplina delle attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni effettuando, in occasione della detta riunione, una ‘valutazione dei rischi connessi’ all’attività sismica in corso sul territorio aquilano dal dicembre 2008 approssimativa, generica ed inefficace in relazione alle attività e ai doveri di ‘previsione e prevenzione’; e fornendo informazioni incomplete, imprecise e contraddittorie sulla natura, sulle cause, sulla pericolosità e sui futuri sviluppi dell’attività sismica in esame

venendo così meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro qualità e alla loro funzione e tesi alla previsione e alla prevenzione e ai doveri di informazione chiara, corretta, completa

cagionavano in occasione in occasione della violenta scossa di terremoto (magnitudo momento MW = 6.3, magnitudo locale ML = 5.8) del 06.04.2009 ore 3,32, la morte di” 32 persone (elencate nella memoria).

Il giudice non imputa agli accusati il fatto che non avessero previsto la scossa, perché prende atto e concorda con la comunità scientifica internazionale che a oggi non è possibile fare previsioni sull’accadimento di un forte terremoto, anche quando vi è una sequenza sismica in atto. La mappa di pericolosità sismica messa a disposizione dagli scienziati ad amministratori, politici, tecnici e cittadini è uno strumento di conoscenza che deve poi essere tradotto in azioni efficaci di prevenzione antisismica. Solo così sarà possibile salvare nel futuro vite umane in caso di altri, inevitabili, terremoti. Come già accennato in precedenza, la zona dell’Aquila è già dal 2006 (ordinanza PCM 3519 del 28 aprile 2006) inquadrata tra le aree a più elevata pericolosità sismica in Italia.

Tuttavia, il giudice ritiene che l’analisi della situazione in occasione della riunione del 31 marzo sia stata fatta con superficialità, che non si siano prese le più elementari misure precauzionali (quali non rimanere in casa nel caso di scosse), non siano stati forniti gli elementi necessari per poter mettere in atto comportamenti prudenti e siano state comunicate alla stampa informazioni fuorvianti che hanno indotto molte delle persone, alcune delle quali hanno perso la vita, a rimanere a casa, cosa che non avrebbero fatto nel caso il messaggio fosse stato meno rassicurante.

Oltre a ciò, il giudice ritorna sulla prevedibilità, contraddicendo le affermazioni più volte riportate nella memoria, e a pagina 194 dice anche che “Le concause, anche quelle costituenti fatto illecito altrui, rientravano tutte nella sfera di prevedibilità degli imputati”, e in particolare “vi rientrava il giudizio di prevedibilità nel breve termine di un terremoto con i medesimi caratteri di quello verificatosi il 6 aprile alle ore 3,32″.

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