CRONACA

Il ritorno dell’orice d’Arabia

Dopo il rischio di estinzione negli anni settanta, questi magnifici animali sono stati salvati da un programma di tutela. Oggi sono più di 1000 gli orici che abitano i deserti d’Arabia.

NOTIZIE – Il manto di un bianco luminoso, le lunga corna nere, le zampe agili fanno di questa specie di antilope di medie dimensioni un animale particolarmente affascinante. Vivono in branchi fino a 15 individui, si nutrono di foglie e germogli e durante le ore più calde si rifugiano all’ombra. Sono capaci di sentire la pioggia e così si spostano per territori molto ampi verso le zone dove si prevedono precipitazioni.

Le orici d’Arabia (Oryx leucoryx) erano stata cacciate senza criterio per molto tempo, e nel 1972 l’ultimo esemplare allo stato selvativo era stato ucciso. La specie era stata quindi dichiarata “estinta nella natura” dall’IUCN-International Union for Conservation of Nature.

Fortunatamente già nel 1963 era partito il programma Operation Oryx che aveva trasportato nello zoo di Phenix alcuni esemplari prelevati dal loro ambiente per farli riprodurre in cattività e poi reintrodurli. Il programma di tutela è quindi partito immediatamente, a cura di diversi giardini zoologici in tutto il mondo, e all’inizio degli anni ottanta sono stati reintrodotti i primi esemplari nella natura. Prima in Oman e successivamente in Arabia Saudita, Israele, negli Emirati Arabi e in Giordania.

Oggi se ne contano più di 1000, ed è la prima volta che una specie classificata “estinta in natura” nella Lista Rossa dell’IUCN risale nella graduatoria di due categorie: oggi è classificata come “vulnerabile” avendo superato le categorie “in grave rischio di estinzione” e “a rischio di estinzione”.

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