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Robert J Sawyer: un altro Flashforward?

Photo Credit: Christina Molendyk

Ascolta l’intervista integrale a Robert J. Sawyer

Robert J Sawyer è uno dei più interessanti scrittori di fantascienza contemporanei. Dimenticatevi però astronavi, robot, mostri e spade laser: i suoi romanzi sono ambientati in un presente o in un futuro prossimo verosimili, partendo quasi sempre da spunti scientifici o tecnologici reali

ARTE, MUSICA & SPETTACOLI – Canadese, vincitore dei premi Nebula e Hugo Award, Sawyer ha fatto parlare di sé anche per Flashforward, l’omonima serie televisiva basata su un suo romanzo. Ora la sua ultima trilogia, intitolata WWW (Wake, Watch, Wander), sbarca anche in Italia, e ha confidato ad Oggiscienza che presto dai tre romanzi sarà tratta un’altra serie tv. Ci ha anche svelato di aver appena finito un altro romanzo, di cui ci anticipa la storia.

Sei stato recentemente in Italia a presentare il tuo libro, vero?

Esatto, il primo della trilogia WWW, “Wake” (tradotto in “Risveglio”, ndr), è stato pubblicato questo mese da Urania. È stato lanciato durante i DelosDays, la convention italiana di fantascienza che si è svolta a Milano. Sono stato fortunato a partecipare come uno degli ospiti d’onore, e me la sono goduta.

La storia parla di come il web diventi “webmind”, qualcosa di vivo, con una coscienza. La protagonista è però una ragazza non vedente, il che rende il tutto più intrigante. Ce ne puoi parlare?

Certamente. Per me è una sorta di “William Gibson incontra William Gibson”: ci sono due famosi scrittori con quel nome. Uno è l’autore di “Neuromante” e il padre del Cyberpunk, l’altro è  uno sceneggiatore che ha scritto “Anna dei miracoli”, un film che racconta la storia di Helen Keller, una ragazza cieca che deve affrontare il mondo circostante. Ho mischiato le due storie: un personaggio non vedente che agisce da insegnante nei confronti di un world wide web che ha preso coscienza senza che nessuno se ne accorgesse.

Da dove deriva l’idea? È una storia piuttosto inusuale…

Be’ Grazie. Una decina d’anni fa lessi su New Scientist (una delle mie riviste preferite) che un giorno, già dall’inizio del ventunesimo secolo, il web avrebbe avuto più connessioni delle sinapsi del cervello umano. L’ho trovato estremamente interessante, e ho provato ad immaginare cosa sarebbe accaduto. La coscienza si sarebbe mescolata nella complessità? Un giorno ci saremmo svegliati e il web ci avrebbe salutato? Questo è stato il germe che mi ha fatto scrivere la trilogia.

Posso dire che il romanzo è una sorta di moderno Frankenstein? È qualcosa creato dall’uomo che diventa più che umano… è corretto? L’ispirazione è arrivata da Mary Shelly?

È una cosa diversa. Nel romanzo di Mary Shelly ci sono conseguenze molto negative, lei ha voluto sottolineare quanto possa essere pericolosa l’idea (da parte degli uomini, in particolare) di interferire nel naturale processo riproduttivo. Io ho una visione più positiva, direi utopistica, di quanto potrebbe accadere se il world wide web acquisisse la coscienza di sé stesso. Non c’è dubbio che Mary Shelly sia la nonna di tutti noi scrittori di fantascienza, ma con una visione molto negativa della scienza. Trovo che finora l’intelligenza artificiale sia stata ritratta in modo troppo cupo. Fondamentalmente ci sono tre scenari: quello di Terminator, dove l’intelligenza artificiale ci elimina; quello di Matrix dove ci soggioga; lo scenario dei borg, quello di Star Trek, dove l’intelligenza artificiale ci assorbe. Non c’è quindi alcuna visione positiva, dove noi umani, Homo sapiens, potremmo godere di tutto ciò mantenendo la nostra libertà, individualità, e dignità intatte. Io vorrei spingere questo tipo di visione. Quindi no, non credo che Mary Shelly abbia a che fare con questo approccio, si sarebbe terrorizzata immaginando una coscienza del web, che magari potrebbe rappresentare invece una cosa positiva per l’umanità.

Quindi hai un’idea piuttosto positiva della tecnologia e della scienza in generale…  ma quanto c’è di realmente scientifico nella tua trilogia? Quanto hai dovuto studiare?

Ho avuto la fortuna di vendere la trilogia anticipatamente. Normalmente impiego quattro mesi per ogni libro in ricerche, ma in questo caso ho potuto concedermi un intero anno prima di scrivere la prima parola. In realtà ne sapevo già abbastanza prima, a proposito del web; sono stato il primo scrittore di fantascienza al mondo ad avere un sito Internet. Ero abbastanza informato sul concetto di coscienza, ho letto molto per scrivere il romanzo Mindscan (che è uscito nel 2005), e per Hominids, il libro che ha vinto il Hugo Award, uscito nel 2002. In ogni caso ho studiato per un altro anno, per essere sicuro di aver capito tutte le implicazioni del mondo del web. Il libro contiene suggestioni molto verosimili della tecnologia che potremo avere nel prossimo futuro.

E cosa ne pensi del vero web e delle connessioni tra le neuroscienze e le tecnologie emergenti?

Le neuroscienze sono un campo affascinante e moderno, basato sulla complessità dei sistemi, quelli neuro cerebrali, delle interconnessioni che avvengono nel nostro cervello. Credo ci sia un legame diretto tra le neuroscienze e l’informatica. Lo vedremo dei prossimi decenni, ci saranno un sacco di applicazioni: al posto di usare il mouse per interagire con il computer, potremo utilizzare la nostra mente, far fare al computer ciò che stiamo pensando. La cibernetica e le neuroscienze saranno sempre più interconnesse in futuro.

C’è qualche possibilità che WWW diventi un film o una serie televisiva com’è accaduto per Flashforward?

Sì, credo ci siano ottime possibilità, c’è molta richiesta in tal senso. Io e il mio agente ad Hollywood abbiamo parlato con varie persone e abbiamo individuato una società con la quale vorremmo lavorare, stiamo ultimando i dettagli contrattuali, lo annunceremo a breve. Quindi sì, lo faremo.

Più probabile una serie tv o un film?

Una serie tv.

Ora stai lavorando a Triggers, il tuo prossimo romanzo, se non sbaglio.

L’ho finito! La scorsa settimana fa, ho lavorato molto in Italia: ho scritto parti nell’antico Foro di Roma, in albergo, ad Ostia Antica, a Venezia, a Milano… l’ho da poco presentato all’editore, appena sono tornato a casa.

Puoi raccontarci qualcosa di più riguardo la storia?

Sì, il termine “triggers” deriva dagli studi sulla memoria e in particolare riguarda il disturbo post-traumatico da stress. È quel qualcosa che scatena i flashback, facendo rivivere esperienze passate; il romanzo racconta le vicende di alcune persone che casualmente hanno accesso alla memoria altrui, e ciò avviene come una sorta di contagio. Una delle persone affette dal fenomeno è il Presidente degli Stati Uniti, che non può sapere chi è in grado di leggere la sua memoria, sa solo che qualcuno lo può fare. Questo ovviamente causa un grave problema di sicurezza nazionale.

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