ricerca

Web, copyright, libertà e manette

“Se la conoscenza deve essere aperta a tutti, perché mai limitarne l’accesso?”. Ecco, questo è il fulcro del dibattito di questi giorni riguardante i provvedimenti dell’AgCom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni nei confronti del World Wide Web, ciò che state usando in questo momento.

Racchiusa in una breve domanda, attribuita a Richard Stallman (uno dei fondatori del movimento del software libero e autore del Manifesto dell’Etica degli Hacker), ci sta tutto: proteste, contro-proteste, provvedimenti e arresti. Tutto in nome della libertà, da una parte e dall’altra. Può sembrare una domanda retorica, una di quelle domande alle quali ora, nel 2011, si tende a rispondere senza pensarci troppo: “Appunto, c’è Internet”. Già, perché quello che diamo per scontato, la libertà di ricercare e trovare informazioni in tempo reale, ovunque ci si trovi, tanto scontato non lo è.

Ma ritorniamo alla domanda iniziale, una domanda alla quale l’Agcom ha trovato una risposta non troppo ovvia. In sostanza: se la conoscenza minaccia il diritto d’autore allora questa conoscenza va limitata. È un’estrema sintesi, ovviamente, ma riassume quanto è stato presentato ufficialmente dall’Autorità lo scorso 17 dicembre. I contenuti web giudicati lesivi al copyright dovranno essere rimossi. In molti devono aver guardato fuori dalla finestra per controllare di non essere stati teletrasportati in Cina durante la notte. In realtà nelle linee guida si prevedeva anche un contraddittorio, con un limite però di soli cinque giorni, alla scadenza dei quali l’AgCom avrebbe provveduto a chiudere il sito incriminato. Per capire la portata di un provvedimento del genere, prendetevi tre minuti di tempo: navigate a casaccio in rete e controllate quanti filmati, immagini e contenuti dimostrano chiaramente di rispettare il copyright degli autori originari.

Alle ore 13.00 di martedì 28 giugno, però succede qualcosa. Il sito dell’AgiCom smette quasi del tutto di funzionare, è praticamente irraggiungibile. È successo che un gruppo di hacker della rete Anonymus ha colpito al cuore l’Autorità con gli stessi suoi mezzi: bloccandone il sito. Se il messaggio non fosse sufficientemente chiaro, in una nota del gruppo si legge: “L’Agcom vorrebbe istituire una procedura veloce e puramente amministrativa di rimozione di contenuti online, considerati in violazione della legge sul diritto d’autore. L’Autorità potrebbe sia irrogare sanzioni pecuniarie molto ingenti a chi non eseguisse gli ordini di rimozione, sia ordinare agli Internet Service Provider di filtrare determinati siti web in modo da renderli irraggiungibili dall’Italia. Il tutto senza alcun coinvolgimento del sistema giudiziario”.

Mancano infatti otto giorni al fatidico 6 luglio, data in cui è prevista l’entrata in vigore del nuovo regolamento sui contenuti che online violerebbero il diritto d’autore. Ma non sono solo gli hacker a mobilitarsi, è l’intera rete, che poi significa banalmente chiunque abbia una connessione Internet. Da Twitter a Facebook, com’è successo con l’ultimo referendum, scatena un tam-tam che soverchia i classici media (tv, radio e stampa), che ne amplificano il messaggio. Sitononraggiungibile e Agoràdigitale diventano i punti di riferimento web della mobilitazione, che come sempre più spesso accade, sfocia in una grande manifestazione “fisica”. Martedì 5 luglio a Roma blogger, attivisti, politici e gente comune partecipano alla cosiddetta “Notte della Rete”, una manifestazione di “veglia”, il giorno prima delle decisioni finali.

Nel frattempo il dibattito si è acceso: se da una parte c’è chi non vorrebbe limitare in alcun modo la condivisione dei contenuti web, dall’altra, ad appoggiare le decisioni di AgCom c’è per esempio la comunità dei 100autori (un’associazione che consorzia oltre 400 artisti nell’ambito cinematografico e televisivo) e l’Anica (la confindustria del Cinema), il cui presidente, Riccardo Tozzi, bolla la protesta come “un attacco frontale condotto con una finezza d’argomentazione degna di Goebbels”, paventando una regia occulta di Google e Microsoft per cancellare il diritto d’autore in rete.

Ad ogni modo, anche all’interno dell’AgiCom cominciano ad esplodere i dubbi. A un giorno dalla data fatidica si dimettono a ruota il commissario Nicola D’Angelo e il suo successore Gianluigi Magri, esprimendo perplessità sul provvedimento. Lo stesso giorno, quello della “Notte della Rete”, altro colpo di scena: con un’operazione di polizia internazionale, denominata “Secure Italy”, viene arrestato il ventiseienne ticinese Antonio Apruzzese, a capo del gruppo Anonymus, composto da 14 hacker (tutti giovanissimi, cinque sono addirittura minorenni).

Ma le sorprese non finiscono qui. Arriva il 6 luglio. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni approva con sette voti a favore, uno contrario e un astenuto lo schema di regolamento sul diritto d’autore. Ma la procedura pare essere piuttosto diversa da quanto previsto: se viene riconosciuta la violazione del diritto d’autore, il gestore del sito può rimuovere i contenuti entro quattro giorni dalla notifica. In caso contrario, chi ha segnalato l’illecito potrà rivolgersi all’Autorità che dopo un contraddittorio di dieci giorni potrà impartire un ordine di rimozione selettiva dei contenuti illegali nei successivi venti giorni, prorogabili in altri quindici. Sono comunque esclusi: “I siti non aventi finalità commerciale o scopo di lucro; l’esercizio del diritto di cronaca, commento, critica o discussione; l’uso didattico e scientifico; la riproduzione parziale, per quantità e qualità, del contenuto rispetto all’opera integrale che non nuoccia alla valorizzazione commerciale di questa”. Questa procedura, però, può essere bloccata in caso di ricorso giudiziario di una delle parti, e comunque i provvedimenti dell’AgiCom potranno essere impugnati dinanzi al TAR del Lazio.

La mobilitazione sembra quindi aver prodotto risultati concreti, ma forse questa storia a singhiozzo riserva un sequel. Innanzitutto perché devono passare ancora due mesi di consultazione pubblica, a cui seguirà la decisione finale, verosimilmente ad ottobre. E poi perché AgCom avrebbe chiesto al governo che in sede di recepimento della direttiva comunitaria sul Telecom Package, le venga assegnato il potere di intervento e controllo diretto sui siti che violerebbero il diritto d’autore.

Alla prossima puntata.

Condividi su