IL PARCO DELLE BUFALE

Luc colpisce ancora

Il premio Nobel fa di nuovo traballare i pilastri della "scienza ufficiale", almeno a quanto scrivono i media. La realtà? Una bufala vecchia riproposta in una nuova confezione.

Il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier torna alla carica. Poco tempo fa avevamo segnalato i retroscena di uno “studio” che il medico voleva far passare come una prova della memoria dell’acqua, il principio tipicamente invocato dai seguaci dell’omeopatia per giustificare il fatto che i rimedi, alla fine della diluizione sequenziale, non contengono alcuna traccia del magico ingrediente di partenza. Con il suo studio, però, di certo Montagnier non si rivolgeva al quella comunità scientifica che gli aveva conferito il prestigioso riconoscimento (e che ora gli fa costantemente da paravento per qualunque bizzarra affermazione), dal momento che non si trattava di una rivista specialistica e che, oltre tutto, Montagnier siede come chairman nella Redazione: questo spiegherebbe per quale motivo sono passati solo un paio di giorni dalla candidatura dello studio all’accettazione, con tanti saluti al processo di peer-review.

Questo (non)studio è già stato ampiamente demolito: in pratica si trattava di una riproposizione in chiave “wireless” delle teorie dell’amico Benveniste, già smascherato a fine anni Ottanta. Ma non è bastato a fermare il Nobel che, teatralmente, ha annunciato recentemente il suo proposito di emigrare in Cina presso la Jiaotong University (Shanghai) per sfuggire alla persecuzione intellettuale perpetrata dai colleghi che non vogliono vedere più in là del proprio naso (cioè ritengono memoria dell’acqua e omeopatia acqua fritta).

Velocità di pubblicazione, praticamente nessun controllo

A Dicembre 2010 fa infatti capolino su ArXiv DNA Waves and Water (autori L. Montagnier, J. Aissa, E. Del Giudice, C. Lavallee, A. Tedeschi, G. Vitiello). Il succo è lo stesso: il DNA emetterebbe onde radio che, grazie alla ben nota memoria dell’acqua, trasporterebbero un’informazione (nella fattispecie la propria composizione in termini di ordine dei nucleotidi), tale che segmenti di genoma virale e batterico possono “duplicarsi” nelle soluzioni acquose attraversate dal segnale.

ArXiv però non è una rivista sottoposta a peer-review, è una piattaforma  gratuita alla quale si affidano molti ricercatori per comunicare velocemente alcuni risultati alla comunità in attesa di vedere pubblicato il proprio lavoro dopo il vaglio dei loro pari, cioè colleghi con le stesse competenze. La velocità di pubblicazione (e pubblicità) paga quindi lo scotto in termini di controllo: ogni studio (o presunto tale) è pubblicato, basta che segua le regole di catalogazione e presentazione dei contenuti.

Ma cosa succederebbe se, improvvisamente, dei risultati così strabilianti passassero il vaglio di una rivista sottoposta a una *vera* peer-review? Non lo sappiamo, e probabilmente non lo sapremo mai visto che è difficile che dalla scienza patologica, come è quella che ruota intorno alla memoria dell’acqua, possa scaturire qualcosa di più interessante della scienza patologica stessa, ma Mario Pappagallo a Il Corriere la pensa diversamente, e il 24 luglio scriveva:


Questa nuova ricerca sembrerebbe aver trovato una chiave scientifica a quello che cercò di provare Benveniste. Che oggi, se fosse ancora vivo, sarebbe super felice nel leggere quanto scoperto dal team italo francese e pubblicato su una delle riviste di fisica più prestigiose, il Journal of Physic. Titolo del lavoro: Dna,waves and water, che ad effetto gioca tra le parole Dna, onde (elettromagnetiche) e acqua. Ma ancora più importante è il nome di chi ha guidato il team francese: il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier insieme ai biologi Lavallè e Aissa. Il secondo gruppo di ricerca, l’italiano, era invece di fisici. Coordinato da Emilio Del Giudice, (Iib, International Institute for Biophotonics, di Neuss in Germania) con Giuseppe Vitiello (Fisico teorico del Dipartimento di matematica ed informatica dell’università di Salerno) e Alberto Tedeschi, ricercatore (White Hb di Milano).

È stato Montagnier a scoprire che alcune sequenze di Dna possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi «memoria» delle caratteristiche del Dna stesso. Che cosa significa questo? «Innanzitutto — spiega il Nobel — che si potranno sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà “informativa” dell’acqua biologica presente nel corpo umano: malattie croniche come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi multipla, Artrite reumatoide, e le malattie virali, come Hiv-Aids, influenza A ed epatite C, “informano” l’acqua del nostro corpo (acqua biologica) della loro presenza, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi “letti” e decifrati»


La realtà è ben diversa. Tralasciando il giudizio totalmente arbitrario “rivista di fisica tra le più prestigiose”, la rivista sulla quale è stato pubblicato lo “studio” non è Journal of Physics, ma uno dei tanti “spin-off” , cioè Journal of Physics: Conference Series, una testata riservata esclusivamente agli atti di conferenze scientifiche, in questo caso del  Fifth International Workshop on Decoherence, Information, Complexity and Entropy tenutasi a Castello Pasquini, Castiglioncello (Toscana), dal 13 al 17 Settembre 2010. Ecco come funziona, nel caso di Journal of Physics: Conference Series, la peer-review.

«Journal of Physics: Conference Series (JPCS) asks conference organizers to handle the peer review of all papers and the detailed procedures will vary from event to event according to the custom and practice of each community»

Mai vagliati né verificati

La peer-review, se così è lecito chiamarla (N.B.: non tutte le riviste open access hanno questa politica libertina, né tanto meno le altre sezioni del Journal of Physics) è quindi affidata agli organizzatori stessi, ai quali ci si appella per garantire certi standard. Giuseppe Vitiello affiliato a INFN e Università di Salerno, co-autore di DNA waves and water e che già aveva provveduto in prima persona alla pubblicazione su ArXiv, è proprio uno degli organizzatori e non stupisce, quindi, che il paper in oggetto sia la copia carbone di quanto si trovava già on line da mesi.

In conclusione, non solo sono sempre le stesse cose che girano (rispetto al materiale auto-pubblicato da Montagnier nel 2009 si sono solo aggiunti due nomi italiani al team che firma i lavori, cioè Vitiello e Del Giudice, ben conosciuto anche agli amici di Query), ma tali lavori non sono mai stati vagliati né, tanto meno, verificati – cosa nelle premesse abbastanza complicata visto che, oltre a mancare la sezione “materiali e metodi” pare che l’unico apparecchio in grado di confermare i risultati sia una specie sarchiapone meccanico del quale Montagnier sta tentando, con scarsi risultati, di ottenere il brevetto -.

Come poi questi segnali radio possano giustificare tutti gli altri non-senso della pratica omeopatica e quindi “riaccendere il dibattito” come recita il titolo dell’articolo su Il Corriere (legge dei simili, “dinamizzazione” ecc…) è un volo di fantasia, che a Pappagallo comunque sembra non mancare, visto che rincara la dose spaziando fino al notorio Masaru Emoto e alla “clustered water” in questo modo:


In parallelo all’acqua «messaggera» del DNA, le ricerche cominciate nel 1984 dal biochimico giapponese Masaru Emoto dopo aver incontrato il bio-chimico Lee H. Lorenzen, inventore della microcluster water (un’acqua energetizzata avente effetti terapeutici). Emoto ha messo a punto una tecnica di refrigerazione che gli consente di fotografare i cristalli di diversi tipi di acqua, come quelle degli acquedotti di diverse città del mondo, e quelle provenienti da sorgenti, laghi, paludi, ghiacciai. E di fotografare l’acqua esposta a vibrazioni diverse, come la musica o le parole (pronunciate o anche soltanto scritte sulle bottiglie che la contengono). Persino dei pensieri.

I risultati dei suoi esperimenti mostrano che i cristalli cambiano struttura a seconda dei messaggi. L’acqua trattata con parole «positive» forma cristalli bellissimi, simili a quelli della neve; l’acqua trattata con parole «negative» invece, reagisce, creando forme amorfe e prive di armonia geometrica. Le immagini dei cristalli sono talmente impressionanti che Masaru Emoto ha deciso di renderle disponibili a tutte le persone interessate, attraverso la pubblicazione di numerosi libri e attraverso conferenze che tiene in tutto il mondo.


Masaru Emoto non è né un biochimico (né un bio-chimico…) ma un ricco eccentrico convinto appunto, in base ai suoi “esperimenti” sulla cristallizzazione, che l’acqua sia cosciente. Ultimamente Emoto ha invitato il mondo a rivolgere preghiere di scuse all’acqua contaminata dall’incidente nucleare di Fukushima: «Acqua dell’impianto nucleare di Fukushima, ci dispiace di farti soffrire. Ti preghiamo di perdonarci. Ti ringraziamo e ti amiamo».

Né lui né altri hanno mai portato alcuna prova a supporto di questo delirio antropocentrico ed Emoto, evidentemente già abbastanza facoltoso, ha declinatol’invito di James Randi (lo sbufalatore di Benveniste) a provare il contenuto dei suoi (vendutissimi) libri sulla memoria dell’acqua in condizioni sperimentali controllate, cosa che gli avrebbe garantito il noto premio Randi, pari a un milione di dollari. Per quanto riguarda Lee H. Lorenzen è impossibile verificare il suo curriculum, visto che varia a seconda del sito e che non si trova un riscontro indipendente, ma si sa bene che la sua Clustered Water™ è l’equivalente dell’Olio di serpente (altrettanto brevettato) venduto ormai da secoli dai più vari ciarlatani.

La clustered water fa bella mostra di sé a ogni fiera benessere, piccola o grande, che si rispetti. Il costo? Dai 50 ai 100 dollari a flacone, a seconda dell’etichetta che c’è sopra. L’unico posto nel quale potete trovare una conferma degli “effetti terapeutici” che l’articolo sembra offrire come dato di fatto, è nella sterminata galassia di siti neo-new age, ben celati dietro un forbito gergo pseudoscientifico. Infatti è da uno di questi che proviene la parte dell’articolo riservata a Emoto, e di cui qui sopra è riportata una parte, in forma di copia e incolla.

Gli scenari medici pronosticati da Montagnier e colleghi senza avere nulla in mano non sono fantascientifici ma, più semplicemente, fantasy. Fortunatamente per i lettori del Corriere, a poche ore dalla pubblicazione dell’articolo di Pappagallo, un articolo di ben altro spessore firmato da Giuseppe Remuzzi stroncava ogni utopia omeopatista, ma ormai è tardi e la bufala del DNA che si duplica via radio è già diventata realtà nelle rassegne e nelle newsletter, cosa che non si può certo sperare per l’articolo di Remuzzi il quale, ricordando (correttamente) Benveniste come autore di una frode e provando a mettere in guardia contro le pseudomedicine, sarà naturalmente additato come al soldo di Big Pharma (del resto, chi non lo è tra coloro che non riconoscono l’Omeopatia?)

E a proposito di copia e incolla non si può dimenticare il contributo di Alberto Magnetti su La Stampa, che nella sua rubrica Appuntamento con l’Omeopatia collega intelligentemente il nuovissimo studio all’ambigua copertina dell’ultimo Internazionale che sebbene, a differenza di Magnetti, metta bene in chiaro che Omeopatia & Co non sono confermate da nessun test clinico e che il loro effetto è totalmente psicologico, ne parla come di Medicina del futuro. Magnetti riporta allora queste (paradossali, in base a quanto già spiegato) parole di Vitiello:

«Il dato molto importante da sottolineare è che una rivista ufficiale di fisica come il Journal of Physics ha pubblicato per la prima volta una ricerca che normalmente sarebbe di competenza di un Journal di biologia o medicina. Un passo ulteriore a dimostrazione che la moderna fisica quantistica può dare un contributo fondamentale alle ricerche mediche di frontiera».

Allegando una copertina di Journal of Physics: Condensed matter (!) Magnetti conclude che «Forse i nostri pronipoti sorrideranno pensando ai vecchi inquinanti motori a benzina usati dai loro bisnonni mentre guideranno le loro auto elettriche o a propulsione alternativa, come forse sorrideranno pensando a pillole, compresse, supposte e iniezioni mentre si cureranno con la medicina quantica».

Tipo così:

(Nota della redazione, 22 aprile 2020: dopo l’intervento di Luc Montagnier in merito alla corrente pandemia di Covid-19 abbiamo editato per chiarezza il formato di questo articolo)


Leggi anche: Il Nobel e la memoria dell’acqua

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Fotografia: Wikimedia Commons – Prolineserver – 2.2.1GNU Free Documentation License

 

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Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo abitualmente sull’Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza e collaboro con Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione. Ho scritto col pilota di rover marziani Paolo Bellutta il libro di divulgazione "Autisti marziani" (Zanichelli, 2014). Su twitter sono @Radioprozac