LA VOCE DEL MASTER

Il pesciolino d’argento, anzi di fosforo.

Grazie a uno studio condotto presso la stazione biologica “La Selva” in Costa Rica, un gruppo di ricercatori dell’Università della Georgia ha messo in luce l’importanza di una singola specie di pesce, in grado di fornire un adeguato livello di contenuto di nutrienti (fosforo e azoto) in fiumi che ne sono troppo poveri

LA VOCE DEL MASTER – La presenza di una singola specie di piccoli pesci può essere di vitale importanza per la sopravvivenza di interi ecosistemi, come alcuni fiumi dell’America centrale. Qui il contenuto in nutrienti appare per buona parte regolato dalle normali funzioni fisiologiche di questa specie. Questa la conclusione a cui sono giunti un gruppo di ricercatori dell’Università della Georgia, capeggiati da Gaston Small, grazie a uno studio in Costa Rica. Proprio il ruolo così determinante di una sola specie rende questi ambienti estremamente vulnerabili.

Lo scopo dello studio, pubblicato sulla rivista Ecology era quello di valutare come differenti fattori fisiologici quali la dieta, la composizione elementare dei pesci e la chimica delle acque interagissero con il tasso di riciclo dei nutrienti nei fiumi dell’America centrale. È proprio in Costa Rica infatti, presso la stazione biologica “La Selva”, che il gruppo di ricerca di Caterine Pringle (coautrice dell’articolo) lavora da più di venti anni raccogliendo dati sulle catene alimentari e sulla chimica delle acque fluviali.

Il riciclo dei nutrienti è un fenomeno importante nei fiumi con acque dolci, che sono poco ricche di fosforo e azoto, elementi importanti per la nutrizione di organismi come le alghe che sono a loro volta alla base della catena alimentare. Alcuni fiumi sono naturalmente ricchi di questi elementi, ma per quelli che non lo sono, gli escrementi dei pesci, attraverso i quali gli animali eliminano l’eccesso di questi minerali, sono fondamentali per l’equilibrio ecologico.

Per capire le dinamiche del riciclo dei nutrienti i ricercatori hanno misurato la quantità di fosforo e azoto che viene escreta da 12 specie diverse di pesci in quattro fiumi, nei quali sono stati misurati livelli diversi di fosforo disciolto nelle acque. Campioni di pesci sono stati catturati e analizzati, pesandoli e calcolando il contenuto di azoto e fosforo al loro interno. La dieta di ogni specie è stata individuata analizzando il contenuto del tratto digerente degli animali, per vedere le proporzioni tra il cibo di origine acquatica (ad esempio alghe) e quello di origine terrestre (ad esempio insetti). Successivamente si è arrivati a calcolare la quantità dei due elementi negli escrementi, trovando che il contenuto di azoto è proporzionale alla quantità di insetti nella dieta dei pesci. Stesso discorso per il fosforo, che però risulta dipendente dalla dieta ma anche dalla percentuale di fosforo contenuto nel corpo dei pesci e del livello di fosforo nell’acqua.

Astyanax aeneus, una delle specie analizzate, si mette in evidenza rispetto a tutti gli altri. Considerando il caso peggiore, ossia il fiume più povero di fosforo tra quelli studiati e le 5 specie di pesci che vi si trovano più abbondanti, Astyanax aeneus è quello ad avere il più alto livello di escrezioni di fosforo. Gli escrementi di questa specie sono infatti responsabili del 90% del riciclo del fosforo di tutte le cinque specie e del 90 del fosforo necessario all’ecosistema.

Ecco perché i ricercatori indicano questo pesce come il fulcro del riciclo dei nutrienti. Ora è chiaro che se l’equilibrio di un ecosistema dipende in modo così rilevante da un’unica specie, la sua vulnerabilità risulta estremamente elevata. Ai fini della conservazione degli ecosistemi acquatici è molto importanti individuare queste specie così importanti per poterle salvaguardare. Visto l’attuale perdita di biodiversità corriamo il rischio che specie così cruciali, vadano perdute prima che si sia riusciti a comprenderne l’importanza.

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