CRONACA

Nepotismo nelle università italiane

NOTIZIE – Serviva la statistica? Forse no, ma sulla rivista PLoS One proprio un ricercatore italiano (da anni emigrato negli Stati Uniti) ha dimostrato il malcostume del mondo accademico italiano analizzando il database dei 61340 docenti universitari del nostro paese e passando dalle opinioni ai fatti. Certo non vogliamo generalizzare, ma le analisi di Stefano Allesina dimostrano come in alcuni settori disciplinari il numero dei cognomi che ricorre nei dipartimenti universitari sia stranamente basso.

Come spiega lo stesso Allesina all’inizio del suo articolo, i casi di parentela “scientifica” non sono una novità. Pierre e Marie Curie hanno condiviso la vittoria di un premio Nobel e la loro figlia, Irene Joliot-Curie ha poi vinto un altro Nobel proprio con il marito. Qui però non stiamo parlando di casi eccezionali, ma della situazione delle baronie nelle Università italiane, dove parenti e amici talvolta ricevono “spintarelle” per ottenere un posto. Se tracciare le amicizie e le parentele acquisite è piuttosto complicato, seguire la traccia dell’elenco telefonico è piuttosto semplice. I cognomi infatti non mentono mai, o quasi mai.

Il dataset analizzato è una lista dei 61342 professori universitari italiani, distribuiti in 94 istituzioni, dipartimenti e discipline. La lista è stata scaricata l’8 ottobre 2010 dal sito Cerca Università, gestito da un consorzio di 43 atenei e dal Ministero dell’educazione, università e ricerca. 17274 nomi sono associati solamente ad un accademico, 4583 nomi sono condivisi da 2 docenti mentre 1903 cognomi si ripetono 3 volte. Come avremmo potuto aspettarci, tra i nomi più ricorrenti ci sono Rossi, Russo, Ferrari e Romano, quindi grazie al metodo Monte Carlo si sono confrontati i dati con le frequenze ottenute da un campione casuale di cognomi, simulati per 1 milione di volte.

I settori dove la ricorrenza dei cognomi sembra essere “stranamente” elevata sono ingegneria industriale, diritto, medicina, geografia, pedagogia e agraria, mentre le discipline meno colpite sembrano essere demografia, linguistica e psicologia.

I risultati suggeriscono e non dimostrano quali discipline sono maggiormente affette dal nepotismo e dalle baronie universitarie (come dichiara lo stesso Allesina).

Sharing last names does not necessarily imply family affiliation, and this is why I adopted the Monte Carlo sampling routine. In this way, I accounted for the fact that some names are common and others (the majority) are rare. Note however that analyzing last names excludes cases of nepotism of the mother-child type (as women maintain their maiden name, while children take the father’s last name) as well as cases involving spouses or partners. Thus, my analysis should greatly underestimate the real level of nepotism in Italian academia.

Stefano Allesina ha spiegato le successive analisi sulle pagine di noiseFromAmerika (da cui riportiamo un estratto):

Ho testato questi risultati in maniera differente: prendendo due accademici a caso, qual è la probabilità che abbiano lo stesso cognome? Come cambia la probabilità se i due lavorano nella stessa università? Innanzitutto bisogna creare un modello geografico, in cui due persone che vivono nella stessa zona hanno una probabilità di avere lo stesso cognome più alta che due persone che vivono lontane. Anche tenendo conto della distribuzione geografica dei cognomi, appartenere alla stessa università aumenta significativamente la probabilità di portare lo stesso cognome in 16 settori (su 28). In 18 settori la probabilità di portare lo stesso cognome aumenta notevolmente andando da nord a sud. Il trend è chiaro anche se si considera semplicemente la frequenza dei cognomi condivisi.

Con l’articolo 18 del disegno di legge 1905-b, diventato poi Legge n. 240/10 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 gennaio) si è forse cercato di porre un freno al fenomeno del nepotismo:

In ogni caso, ai procedimenti per la chiamata, di cui al presente articolo, non possono partecipare coloro che abbiano un grado di parentela o di affinità, fino al quarto grado compreso, con un professore appartenente al dipartimento o alla struttura che effettua la chiamata ovvero con il rettore, il direttore generale o un componente del consiglio di amministrazione dell’ateneo.

Ma dovremo aspettare e ripetere l’analisi di Allesina tra qualche anno per misurarne gli effetti, almeno sui favoritismi firmati con nome e cognome.

Per chi se lo chiedesse, lo studio è stato finanziato dalla National Science Foundation (Science of Science Policy).

Condividi su