AMBIENTE

Contro il “petrolio etico”

Da sabato scorso al 3 settembre, manifestanti si fanno arrestare davanti alla Casa Bianca per chiedere al presidente Obama di non approvare la costruzione del pipeline Keystone  XL che dovrebbe portare il greggio – estratto da sabbie bituminose – dal Canada  alle raffinerie statunitensi

AMBIENTE – Contro il cosiddetto”petrolio etico” è iniziata la protesta di Bill McKibben, l’autore di Terraa, del movimento 350.org e di Tar Sands Action. Da un lato, escludono che il nuovo pipeline commissionato alla TransCanada si guasti meno di quelli precedenti: è soggetto alle stesse norme di sicurezza di cui nessuno controlla il rispetto, si veda l’incidente alla Deepwater Horizon. Dall’altro, la tecnologia per il “petrolio etico” richiede enormi quantità di acqua ed energia, e ancora prima della trasformazione del bitume in benzina emette più gas serra di quello che succede con il petrolio normale.

Prima di separare il bitume dal terreno con vapore a temperatura elevata e solventi, bisogna prelevare strisce di suolo spesse fino a sei metri e ripetere l’operazione per decine di chilometri quadrati. Le dimensioni dei macchinari sono impressionanti e quelle dello scempio evidenti nelle immagini satellitari. Nelle distese dell’Alberta “scrostate” dalle loro praterie e foreste boreali, l’acqua delle lagune artificiali – così vaste da essere visibili dallo spazio – è colorata di blu da cadmio, mercurio, arsenico e idrocarburi pesanti. Le agenzie per la protezione dell’ambiente di Canada e Stati Uniti hanno chiesto una moratoria. Il governo canadese ha risposto con nuove concessioni, quello americano preferisce importare greggio da un paese amico. Ma le Prime Nazioni  si oppongono e anche gli abitanti degli stati americani lungo il percorso del pipeline.

A Washington, i manifestanti si ritrovano ogni giorno a due passi del Memorial di Martin Luther King in un centinaio e praticano la disubbidienza civile, come ai tempi della lotta contro la segregazione razziale. Giovani e vecchi sono fermati, i primi sono anche stati arrestati e rilasciati dopo un giorno o due contro una cauzione di 100 dollari, rimandati a casa in attesa del processo e sostituiti da un altro gruppo. È l’inizio, ci sono ancora mille volontari in lista di attesa.

Ma le altre Ong ambientaliste cosa fanno?  

Tutte si oppongono allo sfruttamento dell’Alberta, dopotutto, e non solo 350 org, che vuole innanzitutto limitare le emissioni di gas serra  a 350 molecole di CO2 su un milione di molecole presenti in un dato volume di atmosfera, ma è già troppo tardi.

I responsabili delle Ong ambientaliste americane rispondono che l’obiettivo della protesta è di coinvolgere anche chi è contrario alla protezione della natura. Non significa che il Sierra Club, Greenpeace o WWF non metterà risorse e l’ufficio legale a disposizione degli arrestati, non appena lo chiederanno. Ma sanno di essere invisi a chi teme il pipeline, ranchers del Texas, agricoltori dell’Illinois e dell’Oklahoma, chi lungo il percorso ha comprato una casa che varrà ancora meno. Gente che li considera dei comunisti, infatti li chiama i “watermelons”: verdi fuori e rossi dentro…

Però McKibben e i suoi compagni di galera potrebbero aver colto il fastidio crescente suscitato dalle misure favorevoli all’inquinamento chieste della destra repubblicana anche fra l’elettorato conservatore, oltre a quello suscitato dai compromessi del presidente Obama fra i giovani democratici. Se è così, l’appoggio della Harry Potter Alliance conta più di quello di Al Gore.

Cosa possiamo fare noi? 

Risparmiare. Prendere i mezzi pubblici, invece di comprare benzina dall’ Eni o dalle sue sorelle; mettere il condizionatore su 25 gradi e in notturna anche di giorno; comprare albicocche, fichi e susine invece di ciliege del Canada a 19 euro al chilo. Firmare l’appello al presidente Obama e, cosa che ai manifestanti fa molto piacere, allegare una propria foto e mandar,a photos@350.org con in oggetto “Tar Sands Action Solidarity from (la città dove abitiamo), Italy”. Se avanzano 35 euro (50 dollari), usare la carta di credito perché arrestati e arrestandi hanno bisogno di soldi per la cauzione, il viaggio a Washington, il sostentamento in città finché non sono nutriti dallo Stato federale.

E pure dopo, in carcere si mangia poco e male. Bill McKibben ne è uscito ottimista, ma affamato.

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