COSTUME E SOCIETÀ

Orgasmo femminile e altri prodotti di scarto

COSTUME E SOCIETÀ – Alla fine il paper pubblicato su Animal Behaviour dice poco più di quanto si sapeva già, ma è un’occasione ghiotta per parlare una volta di più di orgasmo femminile e del dibattito che infuria sulle basi evolutive di questo “fenomeno”.

Andiamo per ordine. Il paper finlandese sostiene di aver trovato dati genetici che non supportano la “byproduct theory” (più o meno la “teoria del prodotto secondario”- pazientate un po’ la spiego sotto). In poche parole Brendan Zietsch e Pekka Santtila hanno fatto compilare a migliaia di coppie di gemelli (fraterni o identici) e di fratelli (le coppie potevano essere dello stesso sesso o di sesso opposto), raccogliendo dati – soggettivi, sottolineo – sui loro orgasmi.

In soldoni quello che hanno osservato è che non esiste una correlazione significativa nella “funzione orgasmica” fra gemelli e fratelli di sesso diverso (tutte coppie eterozigote quindi). Per capire il risultato servono alcuni passaggi.

Prima di tutto: l’orgasmo femminile è materia di discussione perché la sua funzione evolutiva sfugge. Se si assume che “il sesso ha una funzione riproduttiva” (primaria? esclusiva?) allora l’orgasmo maschile è presto spiegato: coincide con l’eiaculazione e dunque con la produzione  e il trasferimento dei gameti nell’organismo femminile in modo che possano raggiungere il gamete femminile e sperabilmente fecondarlo. Ma l’orgasmo femminile? Avviene più o meno come quello maschile, al culmine dell’accoppiamento (di solito) e ha una connotazione fortemente piacevole per la donna (come per l’uomo, anche se potrebbe essere qualitativamente diverso). L’orgasmo  femminile però non corrisponde alla produzione del gamete, e avviene anche quando la donna non è fertile. Inoltre c’è una porzione significativa di donne (una su dieci) che sostiene di non averlo mai provato (e i dati suggeriscono che nel maschio siano comunque eventi molto più frequenti che nella femmina). Inoltre la donna (molto spesso) può raggiungere l’orgasmo con la sola stimolazione clitoridea (esterna dunque), oltre che con quella vaginale, e quindi sarebbe almeno parzialmente scollegato dall’atto della penetrazione (necessaria per la fecondazione).

Queste considerazioni (e altre, la discussione è praticamente infinita e si disperde in mille rivoli) hanno portato alla formulazione di una serie di teorie per spiegare l’esistenza della funzione orgasmica femminile in un’ottica evoluzionista. La gran parte delle ipotesi si raggruppa intorno a quattro categorie: serve 1) al legame della coppia (crea un legame emotivo più forte), 2) per selezione del partner (l’assunto è che chi ha orgasmi migliori è anche più sano e forte degli altri, boh), 3) per facilitare la fecondazione (ok, questa è un po’ tecnica: l’orgasmo provocherebbe un risucchio che aiuta gli spermatozoi a raggiungere l’uovo, ri-boh), oppure 4) non c’è alcuna funzione evolutiva, siamo (noi femmine) solo una “costola di adamo”.

La quarta è appunto la teoria del prodotto secondario. In pratica l’orgasmo femminile sarebbe una funzione vestigiale derivata da quella maschile (allo stesso modo – ma in maniera ribaltata – è stata spiegata la permanenza dei capezzoli nel maschio – nella donna servono ad allattare). È questa teoria che viene messa sotto esame nell’articolo di Zietsch e Santtila. L’assunto su cui si basano gli autori è che la funzione viene mantenuta (anche nelle femmine) sostanzialmente grazie pressioni selettive esercitate solo sui maschi. I due ricercatori dunque hanno ipotizzato che se non si trova correlazione genetica per questo tratto nelle coppie di fratelli (o gemelli eterozigoti) allora non si può dire che la selezione che avviene sul maschio lo mantiene anche nelle femmine.

Si è già levato un coro di voci a criticare il lavoro. Più che altro – si dice – magari questi dati non supportano la teoria del byproduct, ma nemmeno la smontano. Come scrive Scicurious nel suo popolare blog (leggete il post, ve lo consiglio), lo studio prova che l’orgasmo femminile non co-varia o correla con quello maschile in individui geneticamente vicini. Punto.

La blogger (che è una neuroscienziata) inoltre pone seri dubbi (che come former-psicologa sperimentale condivido appieno) sul metodo soggettivo usato nello studio. È difficile per un argomento così psicologicamente (e socialmente ) delicato essere sicuri che la gente risponda del tutto obiettivamente a domande sul proprio orgasmo, no? Servirebbero un bel po’ di altri esperimenti in condizioni più controllate, per farsi un idea più oggettiva sulla questione. Scicurious dice che però almeno un dato importante, anche se piccolo, dallo studio emerge: la forte correlazione nella funzione orgasmica trovata fra gemelli identici (di entrambi i sessi) suggerisce che una base genetica per l’orgasmo (anche quello femminile) esiste.

Molto interessante anche il post di Greg Laden (sempre in risposta alla ricerca di Zietsch e Santtila) in cui l’autore spiega come la teoria del byproduct origini da alcune considerazioni (abbastanza opinabili, come : 1) le donne non hanno orgasmi vaginali, 2) la spiegazione evolutiva dell’interazione sessuale umana è unicamente riproduttiva, cioè serve a far sì che il maschio eiaculi dentro la femmina 3) è possibile che alcune donne (anche molte) non provino mai un orgasmo). Queste considerazioni secondo Laden sono “esattamente quello che ci si aspetta” se alcuni fatti sono veri, e nello specifico che “1) la società è patriarcale 2) la scienza è valutata da alcune sezioni elitarie della società (compresa la scienza del comportamento e la psicologia)…”

Consiglio la lettura del post (oltre a queste considerazioni trovate un sacco di ciccia sulle ricerche sulla sessualità nell’essere umano e nei primati)…

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.