SALUTE

Sclerosi multipla e CCSVI: in arrivo le sperimentazioni italiane

SALUTE – Se gli studi scientifici pubblicati finora non sono  riusciti a chiarire l’effettiva correlazione tra sclerosi multipla e CCSVI, né di conseguenza ad affievolire le polemiche sorte, una prova solida potrebbe arrivare da alcune grosse sperimentazioni italiane, ormai prossime alla partenza.

In un primo momento avrebbe dovuto esserci un’unica sperimentazione coordinata dall’AISM,  l’associazione nazionale dei malati di sclerosi multipla, che vedeva lo stesso Zamboni prendere parte al comitato scientifico che ha redatto il protocollo sperimentale. Ma così non è avvenuto: il ricercatore ferrarese ha successivamente scelto, in polemica con AISM sulla formazione dei doppleristi, di dar vita a una sua sperimentazione, battezzata con il nome Brave Dreams, ovvero Sogni Coraggiosi.

La sperimentazione Brave Dreams

In realtà il curioso nome Brave Dreams non è altro che l’acronimo di BRAin VEnous DRainage Exploited Against Multiple Sclerosis. La sperimentazione voluta da Zamboni e soci prevede un vero e proprio studio clinico in cui persone con CCSVI saranno sottoposte ad angioplastica. In pratica: sarà reclutato per lo studio un certo numero di malati con sclerosi multipla  e con CCSVI, che saranno sottoposti a una randomizzazione per l’operazione. A una parte dei malati verrà fatta solo una flebografia, mentre agli altri saranno eseguite sia flebografia sia un’angioplastica, per poter poi monitorare il follow-up a 12 mesi di distanza. Lo studio prevede un reclutamento di 679 pazienti, con 19 centri che hanno presentato la loro candidatura per poter avviare la sperimentazione.

La procedura è definita da Ettore Manconi, angiologo e ricercatore presso l’Ateneo di Cagliari, “discutibile dal punto di vista etico”, proprio in virtù del trial clinico: infatti i malati, che spesso ripongono grande speranza nell’intervento, vengono scelti con una randomizzazione, che tiene fuori dalle operazioni di angioplastica una grande quantità di persone ansiose di verificare in prima persona se la procedura di “apertura” delle vene possa davvero alleviare o addirittura curare la propria malattia. Sicuramente però i follow-up sono necessari, come afferma lo stesso Manconi: “Bisogna investigare. Anche per far scaturire indicazioni precise che magari possano anche far cambiare i criteri diagnostici. Questo deve essere fatto e più persone lavorano alla comprensione del sistema maggiori saranno i risultati”.

La sperimentazione AISM

Lo studio condotto dall’AISM sarà diverso: per un costo di 900.000 euro  coinvolgerà, in cieco, 1200 malati di sclerosi multipla e 3 gruppi di controllo per un totale di 2000 persone analizzate: l’obiettivo è attestare, analizzando un discreto numero di pazienti, l’effettiva presenza della CCSVI nei malati di sclerosi multipla. “Lo studio prevede che l’operatore non sia a conoscenza della condizione dell’individuo che ha davanti. I dati verranno successivamente esportati in forma anonima per essere letti, oltre che dall’operatore locale, anche da altri tre operatori indipendenti, che operano a livello centrale. I dati saranno raccolti in tutta Italia, ovviamente in cieco”, ha affermato la Dott.ssa Marrosu, neurologa e direttrice del Centro Sclerosi di Cagliari. La lista dei 41 centri dove verrà effettuata la sperimentazione AISM è disponibile qui.

La diagnosi della CCSVI verrà fatta secondo i criteri definiti dal professor Zamboni e pubblicati nei suoi primi lavori. Inoltre, verranno eseguite anche altre analisi della emodinamica cerebrale sulle vene sia extra sia intracraniche. “Nel rispetto del lavoro di tutti, noi vogliamo dare una certezza definitiva alle persone con la sclerosi multipla sui possibili rapporti tra CCSVI e la loro patologia. Prima di stappare le vene bisogna essere sicuri che le vene siano ostruite o comunque ristrette, cosa che in questo momento non è affatto certa,” ha dichiarato Gianluigi Mancardi, presidente del comitato scientifico AISM, nonché uno dei principali esperti che ha gettato le basi per lo studio epidemiologico AISM sulla relazione fra CCSVI e sclerosi multipla.

Perché due e non una?

Come già accennato, dietro la scissione fra Zamboni e l’AISM, con la conseguente nascita di Brave Dreams, ci sono ragioni tecniche (formazione degli operatori e tipo di ecodoppler da utilizzare) ma non solo: l’entrata in campo di vascolari, sonologi e radiologi interventisti nel dibattito sulla comprensione delle cause della malattia, unita a una comunicazione da parte di una buona fetta dei sostenitori della CCSVI decisamente aggressiva, hanno provocato una forte reazione da parte dei neurologi, principale expertise scientifica legata alla malattia. Certo è che sono contrapposte classi mediche completamente diverse: da una parte i neurologi, che studiano la biochimica dell’organismo per dare risposte alla malattia, e dall’altra,angiologi e vascolari, più orientati verso metodi empirici. “E’ un conflitto che c’è, anche se sinceramente non ne capisco il motivo”, afferma Ettore Manconi. “Credo infatti che sia sbagliato arrestarsi a una chiave di lettura che sia, per così dire, ‘pre-scontata’. Da questo punto di vista il lavoro di Zamboni è ottimo, perché apre un dibattito scientifico, anche se tutto ciò è stato fatto con una comunicazione non accettabile, provocando anticorpi nei neurologi”.

Altre sperimentazioni

Oltre la sperimentazione AISM e Brave Dreams, diversi altri studi indipendenti sono in corso in varie parti d’Italia. Alcuni sono gratuiti e usufruiscono dell’esenzione statale mentre altri sono a pagamento. Ne è un esempio la sperimentazione di Sassari, gestita dall’associazione senza scopo di lucro Sa.S.M: quest’ultima per poter sostenere l’esame chiede 130 euro (100 di parcella per il dopplerista, 20 di iscrizione all’associazione e 10 per piccole spese).  Nella buona parte dei casi, durante queste piccole sperimentazioni le macchine usate sono Esaote e gli operatori hanno seguito il corso di Zamboni; in genere la percentuale di CCSVI nei malati di sclerosi multipla supera il 90% e, per finire, di solito le sperimentazioni non prevedono il cieco, con il rischio già accennato riguardante la possibilità di ottenere dei falsi positivi.

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