IL PARCO DELLE BUFALE

I principi liberali

Sul Giornale prosegue “la serie di articoli su internet visto da destra, per evidenziare come sia possibile un altro web, in linea con i principi liberali.” Il 16 ottobre, il quotidiano elogiava la divulgazione scientifica fatta da Climate Monitor.

Matteo Secchi è entusiasta, ci ha trovato

un’oasi di ragionevolezza nel deserto culturale della vulgata del riscaldamento globale, una smagliatura di informazioni corrette…

La smagliatura più gradita è

una dottissima dissertazione del meteorologo Guido Guidi, intitolata «La moderna “piccola” età glaciale», sugli effetti delle radiazioni solari sul clima che ora vengono grandemente rivalutati da riviste come Nature Geoscience.

Su Nature Geoscience, Sarah Ineson et al. integrano nuove misure di radiazione ultravioletta in un modello climatico e durante il recente minimo di attività solare trovano una concordanza tra la variazione degli UV e la fase negativa dell’Oscillazione nord-atlantica che porta a inverni più rigidi nel Nord Europa e parte degli Stati Uniti e più miti in altre zone dell’emisfero nord. Ora che si cerca di fare proiezioni su scala locale a 10 anni invece di 30-50, fa comodo capire come cambia l’inverno settentrionale durante il ciclo solare di circa 11 anni. Per il resto, scrivono gli autori, nel loro modello il trend della temperatura globale non cambia.

Il ten. col. Guidi è scandalizzato. Per non “correre il rischio di essere messi al bando dal mainstream scientifico” gli autori si riducono a dire che “quanto hanno scoperto non ha nulla a che vedere con il riscaldamento globale, che comunque c’è, ci sarà e ci porterà alla rovina. Amen.”

Quei vigliacchi hanno falsificato il modello per nascondere la verità secondo Guido Guidi: “da quando è crollata l’attività solare le temperature non crescono più. Anzi, il trend (comunque molto breve) dai primi anni 2000 ad oggi è leggermente negativo.” Che veda da destra anche le curve dell’attività solare e della temperatura?

Comunque tra i “principi liberali” il più caro a Matteo Secchi è il revisionismo storico:

Lo sapevate che al centro di questa teoria ci sono gli studi di Svante Arrhenius sull’anidride carbonica in atmosfera, datati 1896?

Visto da destra “teoria” è un termine spregiativo e l’autorevole oasi glielo ha confermato:

A Climate Monitor si chiedono: «Arrhenius non tenne in alcun conto la variazione della nuvolosità, e i modelli moderni sono anch’essi fortemente lacunosi su questo punto. Arrhenius in quel modello non prese in considerazione la variazioni  primarie del vapor d’acqua perché non aveva dati in merito… »

Non era un modello, ma il calcolo di quanta radiazione assorbe l’anidride carbonica e il vapor d’acqua (rif. tavola II a pagina 244), dettaglio superfluo un’informazione “corretta” nel senso di censurata.

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