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La fonte della prolungata giovinezza

FUTURO – Cellule che ringiovaniscono: ci siamo. A infrangere questa barriera finora impenetrabile è riuscito un gruppo di ricercatori francesi. Alcuni pazienti ultracentenari si sono prestati alla causa scientifica (con una posta in palio del genere, chi non l’avrebbe fatto?) donando delle cellule: queste sono poi state riprogrammate in laboratorio attraverso una cura di ‘ringiovanimento’, che ha permesso loro di recuperare le caratteristiche di cellule staminali embrionali, capaci di differenziarsi in cellule di ogni tipo di tessuto umano. Questo risultato rappresenta un importante progresso nella ricerca sulle staminali pluripotenti (che mantengono, cioè, capacità proliferative durante tutta la vita dell’individuo), e un ulteriore passo in avanti per la medicina rigenerativa.

Il merito va al gruppo “Plasticità genomica e invecchiamento” Avenir dell’Inserm, l’Istituto nazionale di sanità e ricerca medica francese, diretto da Jean-Marc Lemaitre, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Genes & Development di novembre (li trovate qui).

Le cellule staminali embrionali umane sono cellule indifferenziate a funzioni multiple. Possono dividersi e formare qualunque tipo di cellule adulte differenziate (neuroni, cellule cardiache, della pelle, del fegato, ecc.). Dal 2007, alcuni gruppi di ricercatori sparsi per il mondo sono riusciti a riprogrammare le cellule umane adulte in cellule pluripotenti indotte, che hanno caratteristiche e potenziale simili alle staminali embrionali umane. Questo tipo di riprogrammazione ha reso possibile ricreare tutti i tipi di cellule umane, senza incorrere in problemi legati a restrizioni etiche sull’uso di staminali embrionali.

Finora, i risultati della ricerca hanno mostrato che la senescenza (lo stadio finale dell’invecchiamento cellulare) era un limite che impediva l’uso di questa tecnica per applicazioni terapeutiche in pazienti anziani. Oggi, il gruppo di Lemaitre ha superato l’ostacolo. I biologi sono riusciti a ringiovanire cellule di pazienti di più di cento anni, dimostrando la reversibilità del processo d’invecchiamento cellulare.

Per arrivare a questo risultato, hanno usato una strategia che consiste nel riprogrammare le cellule grazie a un cocktail specifico di sei fattori genetici, capace di cancellare i segni d’invecchiamento. I ricercatori hanno mostrato che le staminali ottenute hanno la capacità di rigenerare tutti i tipi di cellule umane. Le cellule prodotte hanno le caratteristiche fisiologiche delle cellule ‘giovani’, sia dal punto di vista della loro capacità di proliferare, sia da quello del metabolismo cellulare.

Il gruppo di Lemaitre ha, in primo luogo, moltiplicato cellule della pelle (fibroblasti) di un donatore settantaquattrenne per ottenere la senescenza, caratterizzata dal blocco della proliferazione cellulare. Ha poi completato la programmazione in vitro delle cellule. In questo studio, il gruppo ha innanzi tutto confermato che ciò non era possibile usando un gruppo di soli quattro fattori genetici, quelli classicamente usati, e poi ha aggiunto due fattori supplementari, che hanno permesso di superare l’ostacolo. Grazie a questo nuovo cocktail di sei fattori, le cellule senescenti, riprogrammate in staminali pluripotenti funzionali, hanno riacquistato le caratteristiche di staminali embrionali. Nello specifico, hanno ritrovato la capacità di autorinnovamento e il loro potenziale di differenziamento iniziale, senza conservare alcuna traccia dell’invecchiamento precedente.

Per verificare le caratteristiche ringiovanite di queste cellule, il team francese ha testato il processo inverso. Le staminali pluripotenti sono state differenziate nuovamente in cellule adulte e comparate sia alle cellule invecchiate originarie, sia a quelle ottenute a partire dalle staminali embrionali. “I segni d’invecchiamento sono stati eliminati e le staminali ottenute possono produrre cellule funzionali di ogni tipo, con una capacità di proliferazione e una longevità aumentate”, spiega Lemaitre.

I risultati ottenuti hanno convinto il gruppo a testare il cocktail su cellule più anziane, di 92, 94, 96, fino a 101 anni. “La nostra strategia ha funzionato anche sulle cellule dei centenari. Da questo momento, l’età delle cellule non è più una barriera per la riprogrammazione”, aggiunge. “Questi lavori aprono la strada all’uso terapeutico delle staminali pluripotenti, come fonti ideali di cellule adulte tollerate dal sistema immunitario, per riparare organi o tessuto in pazienti anziani”, conclude il biologo.

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