CRONACA

Una rete radar contro le alluvioni

CRONACA – Dopo le disastrose alluvioni che le settimane scorse hanno sommerso la Liguria e la Toscana, è il momento di ragionare sulle contromisure. “Le bombe d’acqua non sono eventi imprevedibili e non dovrebbero coglierci di sorpresa”, osserva Guido Visconti professore di fisica dell’atmosfera e oceanografia all’Università de L’Aquila e direttore del Centro di eccellenza per la previsione di eventi meteorologici severi (Cetemps). Quello che serve sono strumenti adeguati per il “nowcasting”, ovvero le previsione istantanee nell’arco di tempo non coperto dai modelli meteo.

“In questo campo l’Italia paga un annoso ritardo. Siamo l’unico paese europeo, insieme alla Grecia, dotato ancora di un servizio meteorologico militare. La ricerca scientifica ne è stata penalizzata ed è rimasta indietro”. Per colmare l’arretratezza, dieci anni fa ha preso il via il progetto “Rete radar nazionale”, coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile, allo scopo di potenziare il monitoraggio atmosferico e fare un salto di qualità nelle previsioni a breve termine. Finora sono stati installati otto radar, più cinque che a breve saranno in funzione. A regime, la rete conterà 30 radar, di cui 26 fissi e 4 mobili.

Ma di che cosa si tratta? “Il radar – spiega Visconti – è un’apparecchiatura che trasmette brevi impulsi di onde elettromagnetiche ad alta potenza e analizza il segnale di ritorno, ricavando informazioni sulla presenza di idrometeore nell’atmosfera, cioè gocce di pioggia, neve o grandine”. I radar integrano le informazioni provenienti da satelliti e sensori pluviometrici, riuscendo a localizzare le precipitazioni intense di breve durata, le più pericolose e difficili da annunciare. “Naturalmente, prevedere la pioggia non corrisponde a prevedere l’impatto al suolo, che è tutt’altra cosa”, sottolinea Visconti. “Come dimostrano i tragici eventi recenti, l’entità di un’esondazione dipende più dallo stato del territorio che dall’entità stessa dei fenomeni atmosferici”.
Esistono diversi tipi di radar, a seconda delle lunghezze d’onda. Quelli più pratici e precisi sono i miniradar in banda X: poco costosi, mobili, con un raggio d’azione fino a 50 chilometri, sono l’ideale per l’allerta meteo in città. Attualmente, il Cetemps (che gestisce due stazioni radar in Abruzzo, sul Monte Midia, nei pressi di Tagliacozzo, e a Tufillo, in provincia di Chieti) sta sperimentando un radar in banda X a Roma, sul tetto della Facoltà di Ingegneria di Roma La Sapienza. Uno simile è presente in Piemonte, gestito dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa). Intanto gli Stati Uniti, dove fanno i conti con eventi meteo più estremi dei nostri, si stanno dotando di una rete radar di nuova generazione, chiamata Nexrad. Una migliore previsione meteo aiuterà a limitare i danni delle alluvioni. Non risolverà però il problema a monte, chiamato prevenzione.

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