IL PARCO DELLE BUFALE

Climagate II – La minestra riscaldata

IL PARCO DELLE BUFALE – Prima del vertice sul clima a Copenaghen nel 2009, vennero messi on line 1.200 mail e documenti rubati alla Climatic Research Unit dell’università dell’East Anglia. Ieri sono stati pubblicati altri 5.000 mail, su un totale di circa 220.000 scambiati da centinaia di ricercatori tra il 1995 e il 2009.

In occasione del vertice di Durban che inizia domenica e con le stesse modalità, un certo “RC” annuncia un miracolo sul blog di Steven McIntyre, “revisore del clima” e consulente di aziende minerarie. A distanza di qualche giorno, da McIntyre, Anthony Watts  (1) e altri blogger molto seguiti da chi “non crede” all’effetto serra della CO2 prodotta da attività umane, “RC” posta il link dal quale scaricare la refurtiva. E’ sempre quella, precisa l’università dell’East Anglia, senza pronunciarsi sulla genuinità della merce.

Ne è stata tratta una nuova selezione che gli “scettici” hanno accolto con grande entusiasmo. Stava per ripetersi lo scandalo grazie al quale era stato sconfitto il tentativo di Al Gore di distruggere l’economia statunitense e instaurare una dittatura eco-nazi-comunista mondiale con la complicità degli scienziati e delle associazioni ambientaliste e umanitarie.

L’umanità si salverà di nuovo?

Con il passare delle ore tuttavia, la selezione (2) risulta sempre più deludente. Dev’esserci sotto qualcosa:

OK, i miei istinti scettici sono in allarme rosso. Fin qui nei mail, non c’è alcuna pistola fumante. Ci sono soltanto scambi ruvidi, espressioni di dubbio ecc. ecc. Come facciamo a sapere che non è stato Mann o un altro membro della squadra a pubblicare questi mail per influenzare l’opinione pubblica.

Prima che i lettori ci intravvedano un filino di paranoia, la teoria viene esplicitata:

L’idea sarebbe di tirar fuori un pacco di email legittimi che mettano la gente in cattiva luce (per stabilirne l’autenticità), ma che non siano compromettenti. Ci sarà una frenesia nei media e nei blog e alla fine tanto rumore per nulla. L’opinione pubblica concluderà che è stato tutto gonfiato e che gli scettici sbagliano sul grado di disonestà all’interno della squadra. L’interesse pubblico (e la pressione pubblica concomitante)  scemerà. Sarebbe una strategia piuttosto raffinata (una sorta di operazione “falsa bandiera”), ma sono preoccupato perché questi mail sono ancora meno compromettenti di Climategate I. Mi sembra tutto molto sospetto. E proprio prima dell’udienza dell’ATI per di più.

La “falsa bandiera” di quei terroristi non fa una piega, neanche un plissé e la tesi si diffonde in rete.

Logica inoppugnabile

L’udienza è quella del processo intentato nel maggio scorso dall’American Tradition Institute, una lobby di industrie inquinanti, all’università della Virginia dove Michael Mann lavorava dal 1999 al 2005, per ottenere 9.000 documenti da lui scambiati con una settantina di scienziati americani e non. “L’idea” è che la “squadra” abbia rubati i mail nel 2009 per disseminarli prima del 20 dicembre 2011, data dell’udienza durante della quale l’ATI vincerà il processo. Dopo 5.000 mail non compromettenti infatti, i media rischiano di disinteressarsi delle 9.000 “pistole fumanti” chieste dall’ATI che ne ha già ottenute migliaia, anch’esse all’acqua di rose.

Contesto

(1) Per aiutare i lettori a inquadrare post e commenti anglofoni su Climagate II, va precisato che la settimana scorsa Steve McIntyre et al. equiparavano le infrazioni delle regole dell’onestà scientifica – di cui accusano Michael Mann per una vecchia mazza da hockey (3) – con i reati di pedofilia di cui è accusato un ex allenatore di calcio dell’università dove insegna anche Mann.

(2) Come due anni fa, a richiesta la “squadra” fornisce il contesto dei frammenti di refurtiva citati anche dai siti italiani dediti alla disinformazione sul clima.

(3) A McIntyre dal 2003 non va giù il grafico in cima al post. Illustrava un metodo proposto da Michael Mann, Raymond Bradley e Michael Hughes per integrare in una singola curva misure dirette e indirette delle temperature dell’emisfero nord, Nature, 1998. Alcuni dei primi tentativi erano “patetici” scriveva Raymond Bradley in un vecchi mail rubato. Poi sono molto migliorati, scrive  in Global Warming and Political Intimidation (2011).

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